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Endometriosi: impariamo a conoscerla

Miobambino, 4.5.2010
L'endometriosi è una delle prime tre cause di sterilità femminile. Si stima che in Europa circa 14 milioni di donne ne siano affette. In Italia ne soffre il 20-25% delle donne in età fertile. Ma che cos'è e come si combatte?
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I sintomi

 L’endometriosi è spesso dolorosa (60% dei casi circa) fino ad essere invalidante con sintomi molto caratteristici: dolore pelvico cronico, soprattutto durante il ciclo mestruale (o in concomitanza con lo stesso), dolore ovarico intermerstruale, dolore all’evacuazione, dolore lombare.

Ci sono anche altri sintomi, non meno significativi: il dolore durante e dopo l’atto sessuale (64%), infertilità (30/35%), aborti spontanei, affaticamento cronico, periodi di stitichezza alternati a diarrea. Questi ultimi sintomi vengono molto spesso associati ad una diagnosi di “colon irritabile” in quanto i sintomi sono simili tra loro.

Talvolta l’endometriosi è riscontrabile anche in sede intestinale e vescicale, sui legamenti utero sacrali, nel setto retto vaginale, nelle tube.

Se ti riconosci in questi sintomi e non hai ancora avuto una diagnosi di endometriosi, ti consigliamo di rivolgerti al più presto ad un ginecologo, esprimendo apertamente il tuo dubbio sulla tua possibile endometriosi.

 

La diagnosi

 La diagnosi di endometriosi la si può avere con certezza solo attraverso un esame chirurgico esplorativo in anestesia totale: la laparoscopia.

Altri esami che possono fare sospettare la presenza di endometriosi sono: ecografia ovarica transvaginale (che rileva la presenza di cisti), dosaggio del marker Ca125 (attraverso un esame del sangue dà indicazione sulla presenza di infiammazione pelvica) e visita ginecologica manuale (per verificare la mobilità dell’utero ed escludere, ad esempio, la presenza di aderenze).


Una anamnesi approfondita della paziente può concorrere ad effettuare una prima diagnosi, seppur non definitiva: per il medico è fondamentale ascoltare i sintomi che riferisce la paziente e fare una diagnosi globale dei sintomi.

È importante sottoporsi a visite presso medici specializzati in endometriosi: in Italia ci sono alcuni centri pubblici molto validi (l’A.P.E. mette a disposizione di sostenitori e volontari un elenco ragionato di queste strutture).


Le cause

Diverse sono le teorie circa la causa dell’endometriosi.

La teoria più recente (pubblicata ad agosto 2008 sulla rivista Human Reproduction da un gruppo di ricerca dell’Università di Leeds, guidati da Dharani Hapangama) imputa la malattia all’enzima della telomerase.

I ricercatori hanno scoperto nelle cellule che compongono l’endometrio delle donne affette da endometriosi alti enzimi di telomerasi.

Questo enzima non è frequente nelle cellule normali ma è invece presente in alcune cellule come gli spermatozoi.

Inoltre è presente in una certa quantità nelle cellule dell’endometrio solo al termine del ciclo mestruale. In questo modo l’endometrio distrutto ed espulso dall’organismo si ricostituisce.

L’enzima della telomerase si trova sotto forma di filamenti al termine dei cromosomi e svolge un ruolo fondamentale durante la replicazione cellulare.


Secondo un’ipotesi più datata potrebbe essere la mestruazione retrograda a causare l’endometriosi: secondo questa teoria durante la mestruazione piccole parti di tessuto endometriale si muovono in senso inverso nelle tube per poi impiantarsi nell’addome.

Secondo alcuni esperti la mestruazione retrograda è presente in tutte le donne, ma solo nelle donne affette da endometriosi, a causa di difetti immunitari e/o ormonali o dell’aumento di attività infiammatoria nel liquido peritoneale, il tessuto endometriale riesce a radicarsi e a crescere.

Dal punto di vista genetico, la malattia può essere trasmessa dalle donne della stessa famiglia attraverso il genoma e alcune famiglie possono avere fattori predisponenti all’endometriosi (non sono infatti rari casi di sorelle con endometriosi).

Un’altra teoria propone che tessuto residuo dal periodo embrionale possa successivamente trasformarsi in tessuto endometriosico o che alcuni tessuti dell’adulto mantengano la capacità che avevano durante la vita embrionale di trasformarsi in tessuto riproduttivo in alcune circostanze.


Le terapie

Terapie mirate a curare l’endometriosi definitivamente non sono ancora state trovate.

A seconda dei casi, dell’età della donna, del grado di dolore, del desiderio di maternità e dalla gravità delle lesioni si procede in diversi modi: riducendo la presenza degli estrogeni in modo da frenare lo sviluppo dell’endometriosi.

Questo si può ottenere con gli estroprogestinici combinati (pillola anticoncezionale, anello vaginale) che hanno pochi effetti collaterali oppure, nei casi più seri, provocando una menopausa artificiale tramite gli antagonisti del Gnrh (Gonadotropin Releasing Hormone).

Gli effetti collaterali di questi ultimi (non sempre presenti) sono i classici effetti della menopausa: vampate di calore, aumento di peso, sudorazione notturna, irritabilità, perdita di calcio.


La terapia chirurgica può essere di tipo esplorativo e/o diagnostico (laparoscopia esplorativa) e di tipo interventistico (laparoscopia o laparotomia).

Con la laparoscopia si praticano 3 - 4 fori di piccoli dimensioni sull’addome in cui vengono introdotti gli strumenti chirurgici, si esplora la cavità addominale ricercando eventuali isole endometriosiche, cisti o noduli.

Nel caso in cui fossero presenti lesioni ben visibili, si procede all’eliminazione degli stessi ed al prelievo di materiale per la biopsia. La degenza in ospedale si riduce ad un massimo di 3 giorni e la ripresa è rapida e le cicatrici sono poco visibili.


La laparotomia è il taglio che si pratica (nella maggior parte dei casi), in orizzontale all’altezza del pube ed è più invasiva della laparoscopia, i tempi di degenza si allungano e la cicatrice è sicuramente più visibile rispetto alla laparoscopia. Viene effettuata se le lesioni e le aderenze sono particolarmente estese, anche se come tecnica chirurgica applicata all’endometriosi viene usata sporadicamente per lasciare posto alla laparoscopia.


Grande importanza riveste la corretta alimentazione.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato come l’assunzione o meno di determinati alimenti possa concorrere a ridurre fino al 40% il rischio di endometriosi in donne che consumano più frutta e verdura.

In donne che viceversa, consumano grandi quantità di carne rossa (manzo, prosciutto), si osserva un aumento del rischio relativo pari all’80-100%.

L’alimentazione è di grande aiuto nel controllo dei sintomi: bisogna diminuire l’assunzione di alimenti che possono favorire l’insorgenza dell’infiammazione e quindi del dolore, quali ad esempio carni rosse, zuccheri semplici, latticini e, al contrario, incrementare il consumo quotidiano di cereali integrali, legumi e molta verdura, soprattutto a foglia verde.


Per maggiori informazioni si consulti il sito dell'Associazione Progetto Endometriosi (A.P.E.)


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