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Il contatto pelle a pelle col bebè

Miobambino, 17.11.2011
La separazione dalla madre stressa il neonato, che invece ha bisogno di sentire il contatto materno, meglio se pelle a pelle

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Una pratica molto comune in ambiente ospedaliero, in particolare nelle culture occidentali, è quella di separate le mamme dai loro neonati. 

Ma tale separazione costituisce un importante fattore di stress fisiologico per il bambino, che ha invece bisogno del contatto pelle a pelle.

 Qualcuno potrebbe domandarsi da dove nasce questa moda del contatto pelle-pelle tra il neonato e la mamma.

Perché non è sufficiente che la mamma prenda in braccio il suo bambino lavato, pulito e vestito?

La risposta è da cercare nella magia e nel mistero dei primi minuti di vita.

Subito dopo la nascita il bambino inizia a sedurre la mamma e la mamma inizia ad innamorarsi del suo bambino, non il bambino immaginato durante la gravidanza, ma quello reale che vede per la prima volta, che annusa e che tocca per la prima volta.

Prendere in braccio un bambino pulito, profumato e vestito è un po’ come prendere in braccio un bambolotto o un bambino qualunque. Il neonato non ancora lavato, nel contatto pelle-pelle con la mamma, innesca una relazione potente e intima che permette ad entrambi di sentire l’odore e il calore l’uno dell’altro.


La madre, senza esserne consapevole, deve elaborare il lutto di trovarsi improvvisamente con la pancia vuota, il neonato deve ritrovare l’utero che l’ha nutrito e protetto fino a quel momento.

Durante i mesi della gravidanza la donna, sentendo i movimenti del bambino, lo percepisce come una parte di sé; dopo il parto deve cominciare ad accettarlo come una persona separata da lei.


E’ probabile che la percezione che la madre ha del suo bambino nei primi minuti di vita possa condizionare il loro rapporto per gli anni successivi o addirittura per tutta la vita; effettivamente molte donne già anziane ricordano e raccontano il loro parto come se fosse avvenuto da poche ore.

La nascita è qualcosa che forse accade troppo velocemente, occorre pertanto nei minuti successivi tentare di riappropriarsi del tempo e il contatto pelle-pelle recupera un ritmo più giusto; dopo la tempesta un po’ di calma, così mamma e neonato possono cominciare a ragionare…


Cercando di vedere il parto con gli occhi del neonato è intuitivo che dopo l’avvio della respirazione autonoma egli cerchi di ritornare allo stato rassicurante precedente la nascita, ricerca cioè quello che è stato  definito “l’abbraccio pulsante” dell’utero; il contatto pelle-pelle è un mezzo privilegiato che gli permette di ritrovare quell’abbraccio perso improvvisamente.


Dopo la nascita il neonato è sconvolto dal freddo, dalla luce e dai rumori, ma in particolare dal vuoto; avendo vissuto in acqua fino a quel momento sperimenta per la prima volta la forza di gravità ed è terrorizzato dalla sensazione di precipitare; la pancia calda della mamma è il suo nido naturale, è lo spazio che lui stesso ha lasciato libero e che ora può a buon diritto rioccupare.


E’ stato dimostrato che se nella prima ora dopo il parto il neonato viene tenuto a contatto pelle-pelle con la sua mamma la conoscenza di entrambi sarà facilitata, la mamma sarà tanto gratificata da sentire meno la stanchezza e il dolore, il neonato sarà tanto tranquillo da aprire gli occhi e cercare il seno.

Tutto quello che avverrà nei giorni e nelle settimane successive potrà essere un po’ più semplice e naturale, un passaggio tra l’utero e il mondo meno violento e complicato.


Ad eccezione del neonato e della sua mamma nessun altro adulto è in grado di partecipare fisicamente ed emotivamente alla relazione che si crea col contatto pelle-pelle, e chi ha il compito di fornire assistenza durante il parto dovrebbe fare attenzione a non ostacolare questa relazione. 

L’ inizio del dialogo tra il neonato e la mamma dovrebbe avvenire come se in quel momento al mondo ci fossero soltanto loro, o come se in quel momento loro fossero il mondo.

 

Alessandro Volta, VocidiBimbi.it


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