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Le malattie del fegato in gravidanza

Miobambino, 19.7.2013
Durante la gravidanza in alcune donne sane insorgono malattie epatiche. Vediamo quali sono le più diffuse, quali sono i sintomi, le cure e le possibili conseguenze sulla salute di mamma e bambino

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  • Colestasi intraepatica della gravidanza

 

Durante la gravidanza si può verificare, nel 2° o nel 3° trimestre, una condizione che prende il nome di "colestasi intraepatica della gravidanza", che si presenta con prurito e colorazione gialla degli occhi e della pelle (ittero).

Un tempo veniva chiamata anche "prurito della gravidanza" o "colestasi intraepatica ricorrente" o "epatosi ostetrica".

Questa condizione si risolve dopo il parto senza conseguenze per il fegato.

 

Dopo la comparsa del prurito, il secondo sintomo che si presenta è l'ittero, dal decorso variabile; pure in maniera variabile aumentano la fosfatasi alcalina e la bilirubina, mentre le aminotransferasi presentano, di solito, solo lievi innalzamenti, mentre la gamma-GT raramente è al di sopra della norma.

 

La causa che determina questa malattia è sconosciuta.

Il suo trattamento prevede la somministrazione di una resina, la colestiramina, con o senza farmaco barbiturico, quale il fenobarbital, per ridurre il prurito.

È utile anche la somministrazione di vitamina K prima del parto poiché, a causa del ridotto assorbimento di questa vitamina, generato dal malassorbimento dei grassi secondario alla stasi biliare, si possono avere problemi di coagulazione del sangue.

 

Si tratta di una malattia che non presenta conseguenze gravi per la madre, tuttavia può causare in alcuni casi danni fetali. È quindi utile un attento monitoraggio del feto ed una precoce risoluzione della gravidanza (parto precoce) al primo segno di "problemi" fetali.

 

 

  • Steatosi epatica acuta della gravidanza

 

È una malattia dalla causa ignota, che di solito compare nel 3° trimestre di gravidanza sotto forma di insufficienza epatica o encefalopatia. Dopo il parto i sintomi possono scomparire; tuttavia, a volte, essi persistono e si aggravano fino a richiedere anche un trapianto epatico. Si tratta di una malattia rara che si verifica in una gravidanza su centomila, con un'elevata probabilità di mortalità sia per la madre che per il feto. Tuttavia esistono forme più lievi, con un ampio spettro di gravità. Se precocemente individuata, vi è maggiore probabilità di sopravvivenza.

 

I sintomi che la caratterizzano sono: insorgenza, nel 3° trimestre di gravidanza, di malessere, cefalea,nausea, inappetenza e dolore addominale. Col progredire della malattia si aggiungono i segni della insufficienza epatica, quali ittero ed encefalopatia, con modesto incremento delle aminotransferasi e minimi aumenti della bilirubina. Il trattamento si basa sul parto precoce.

 

 

  • Sindrome dell'emolisi

 

La Sindrome dell'emolisi, elevati enzimi epatici e piastrinopenia (HELLP, Hemolysis, Elevated Liver enzymes, Low Platelet count) è una variante grave della sindrome pre-eclampsia/eclampsia ed è caratterizzata da anemia emolitica, incremento dei valori di aminotransferasi e trombocitopenia. Spesso è presente dolore addominale.

Il trattamento è, anche qui, rappresentato dal parto.

 

 

  • Calcolosi colesterolica della colecisti

 

La gravidanza rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di calcoli di colesterolo nella colecisti. Questo rischio è proporzionale al numero di gravidanze e dipende verosimilmente dal diverso assetto ormonale tipico della gravidanza. Nelle fasi avanzate della gravidanza, la colecisti appare allargata, si svuota lentamente ed in maniera incompleta; inoltre vi è un incremento nella secrezione biliare di colesterolo e la bile diviene più facilmente soggetta a formare calcoli. Raramente questa condizione diviene sintomatica durante la gravidanza; se tuttavia si verificasse una colecistite acuta, allora può essere effettuata una colecistectomia senza alcun pericolo per il feto.

 

 

  • Epatite virale

 

Le donne in gravidanza nei Paesi sviluppati non hanno un rischio più elevato di sviluppare epatiti acute virali, né un maggiore rischio di forme gravi, "fulminanti". Tuttavia, nei Paesi in via di sviluppo, vi è un aumento della mortalità da epatite virale acuta nelle donne gravide. Possono svilupparsi in qualsiasi epoca della gestazione e provenire da qualunquevirus epatitico (A, B, C); esse saranno riconosciute dagli appositi tests sierologici usuali (HBsAg, HBcAb-IgM, HAVAb-IgM, HCV-RNA). Il neonato è a più elevato rischio di sviluppare epatite neonatale, soprattutto per quel che riguarda l'epatite B, se non vengono messi in atto specifici presidi preventivi (contemporanea somministrazione di immunoglobulineiperimmuni anti-epatite B e vaccinazione per l'epatite B alla nascita).

Particolarmente grave è l'epatite acuta da virus E che, in gravidanza, ha un elevatissimo tasso di mortalità.

 

fonte: www.fegato.com

 

 


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