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Se il bambino non parla

Miobambino, 13.10.2010
Spesso dietro a un ritardo nel linguaggio si nascondono solo pigrizia o carenza di stimoli. Per questo è fondamentale parlare con il bambino e lasciarlo sperimentare
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I bambini non parlano solo con le parole...

 Nei bambini lo sviluppo del linguaggio costituisce un percorso articolato, caratterizzato da fasi che non devono essere interpretate in modo rigido e che non sono necessariamente uguali per tutti.

I bambini infatti possono presentare tempistiche e tendenze differenti.

Per tale motivo prima di preoccuparsi se il proprio bambino non parla, è opportuno valutare con attenzione le sue capacità comunicative, che si manifestano non solo attraverso il linguaggio verbale, ma anche tramite le sue potenzialità ricettive e l'interesse che nutre verso l'ambiente che lo circonda.

Sorrisi, smorfie e gesti sono modalità comunicative spesso più eloquenti della parola.

 

I bambini passano dalla ripetizione di semplici monosillabi a frasi complesse di senso compiuto.

Si tratta di un processo che tendenzialmente si sviluppa nelle seguenti tappe:

 

    Dai 6 ai 12 mesi: la fase prelinguistica

In questo periodo compaiono i primi suoni tipici degli infanti chiamati "babbling", o lallazione, cioè la ripetizione di coppie consonante-vocale a mo' di catilena (ovvero: bababa, lalala, papapa).

 

    Dai 12 ai 17 mesi: la fase linguistica

I bambini che si sono esercitati nel babbling e riproducono sequenze sillabiche hanno sviluppato un repertorio piuttosto ricco di suoni e sono pronti a parlare.

Nel corso di questa fase i bambini creano un loro primo vocabolario, costituito da circa 50 parole, tappa fondamentale perché il linguaggio decolli.

 

    Dai 17 ai 24 mesi: la fase lessicale

Il vocabolario dei bambini comincia ad ampliarsi e può raggiungere anche le 300 parole.

In questo lasso di tempo inizia a comparire la prima sintassi.

 

 

Perché i bambini non parlano?

 La capacità dei bambini di esprimersi verbalmente può essere rallentata da diversi fattori.

 

  • Pigrizia dei bambini

Se i bambini capiscono che le loro richieste vengono esaudite anche senza bisogno di aprire bocca, parlare smetterà di essere per loro una necessità primaria.

Per cui è importante evitare di anticipare sempre e comunque i loro desideri, soddisfacendoli ancora prima che vengano espressi.

 

  • Famiglie silenziose

L'ambiente familiare esercita un ruolo estremamente significativo; se gli adulti di riferimento si esprimiamo a monosillabi, limitandosi a rispondere alle domande dei bambini con un sì o un no, non c'è da stupirsi se il loro vocabolario sarà decisamente scarno.

Al contrario, bambini che vivono in famiglie con genitori, fratelli o sorelle che parlano molto risultano più precoci e abili nell'eloquio.

 

  • Caratteri timidi e chiusi

Anche il carattere dei bambini può influenzare le tempistiche di acquisizione del linguaggio.

A volte i bambini sono semplicemente timidi e, tacendo, esprimono un loro modo di essere, di differenziarsi dagli altri.

In questo caso il nostro compito è quello di non forzarli, lasciando loro la libertà di esprimersi quanto e come meglio credono.

Quando i bambini si sentono pronti mostreranno le loro capacità di comunicare attraverso un linguaggio ben articolato.

 

 

Linguaggio stentato e pronuncia imperfetta: cosa dobbiamo fare?

Nella maggior parte dei casi basta aspettare, evitare pressioni o inutili insistenze: all'improvviso i bambini ci sorprenderanno e ci renderemo conto, inaspettatamente, che possiedono un vocabolario ricco e ampio.

Ciò che conta realmente è l'osservazione volta a individuare se i nostri bambini sono ricettivi, se rispondono agli stimoli che li circondano e se interagiscono con l'ambiente in cui si trovano, ricordandoci che lo scambio comunicativo non avviene solo tramite le parole, ma anche attraverso il linguaggio dei gesti, dei sorrisi e degli sguardi.

 

Spesso le difficoltà dei bambini non sono legate tanto a un effettivo deficit quanto alla relazione che costruiamo con loro: prestiamo poca attenzione alle loro capacità comunicative, ci focalizziamo solo sulla loro performance linguista, continuando a correggere gli errori che compiono durante le loro sperimentazioni, insistendo su un loro miglioramento.

Con questo atteggiamento non solo riduciamo la libertà di provare insita nei bambini, ma rischiamo di bloccare la loro spontaneità.

 

In ogni caso, se i bambini non parlano o presentano un vocabolario piuttosto ridotto in relazione alla loro età, è legittimo porsi delle domande, senza però ingigantire il problema.

Risulta opportuno approfondire le ragioni di tale ritardo parlandone inizialmente con il pediatra e successivamente, se necessario, con uno specialista di disturbi del linguaggio.

 

 

Le nostre parole sono il miglior stimolo per i bambini

È fondamentale tenere a mente che i bambini agiscono per imitazione: questo significa che le nostre parole svolgono un ruolo decisivo nel processo di acquisizione del linguaggio, sono cioè un importante "nutrimento".

In altri termini: preoccupiamoci un po' meno e parliamo un po' di più.

Abituiamoci a fare con loro piccoli discorsi, senza preoccuparci che non capiscano o se non rispondono: i nostri bambini impareranno con più facilità a comunicare, utilizzando parole e frasi sempre più complesse.

Se non vengono stimolati e coinvolti all'interno dello scambio linguistico il rischio è che in loro possa subentrare svogliatezza e pigrizia.

fonte:www.riza.it

 


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