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Se non dorme.. a causa dei genitori

23.8.2010
Per assicurare un buon sonno al bambino i genitori devono creare e trasmettere emotivamente al piccolo un senso di sicurezza
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Capita spesso di vedere in giro neo-mamme e papà con delle occhiaie sotto gli occhi da far invidia a una coppia di valigie. Il motivo? Chi ha avuto figli sa esattamente di cosa si tratta: il bambino non dorme o, nel migliore dei casi, dorme poco.

 

A cercare di dare una risposta al motivo per cui un bambino si rifiuti di dormire la notte ci si sono messi in tanti, sovente tuttavia le risposte poco soddisfano e, soprattutto, non risolvono il problema che rischia di far scoppiare la coppia o mandare alla neuro i neo-genitori.

 

Oggi, un nuovo studio suggerisce che il segreto per assicurare un buon sonno al bambino e, di conseguenza, ai genitori è il tempo.

Non affrettatevi a guardare fuori dalla finestra o a cercare il “meteo channel” perché non stiamo parlando di previsioni meteorologiche, ma di un altro tipo di tempo: quello passato insieme al bambino.

 

Se un tempo gli psicologi e i pediatri esortavano, giustamente, a dedicare del tempo ai propri figli, gli scienziati della Penn State University che hanno condotto questo nuovo studio, spiegano che non è tanto la “quantità” di tempo dedicato a fare la differenza ma la “qualità” di questo tempo.

«L’ora di andare a letto può essere un momento molto emozionante. Preannuncia la più lunga separazione del giorno per la maggior parte bambini. Mi ha colpito il fatto che andare a dormire, e dormire bene, è molto più facile per alcuni bambini rispetto ad altri, e volevo valutare quali fattori vi fossero in questo, e come genitori e figli contribuiscano a formare dei modelli di sonno», ha dichiarato il professor Douglas Teti, coordinatore dello studio.

 

I ricercatori ricordano come i disturbi del sonno in età pediatrica siano oltremodo associati a problemi comportamentali durante la giornata. Tra questi, citano la ovvia sonnolenza, problemi di attenzione e scarsi risultati e performance scolastiche.

 

Il problema, quindi, non risiederebbe nella quantità di tempo ma nella sensibilità del genitore verso il bambino che si può mostrare anche in momenti minori come, per esempio, guardare il bambino mentre lo si allatta al seno e partecipare insieme a lui all’evento. Allo stesso modo accorgersi se il bambino non è interessato alla storia che gli state leggendo e magari capire il perché e, semmai, fare qualcos’altro insieme…

 

Tra tutte le strategie suggerite nel tempo dagli esperti, vi è anche quella della routine: andare a dormire sempre alla stessa ora, ripetere sempre lo stesso rito e via discorrendo. Sì, ammettono gli esperti, può essere utile. Ma quello che suggeriscono i ricercatori è soprattutto creare un clima sereno e sicuro. Secondo loro, infatti, il requisito fondamentale per assicurare un buon sonno al bambino (e ai genitori) è il senso di sicurezza, che i genitori devono trasmettere per mezzo di una comunicazione emotiva.

 

Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori hanno studiato il comportamento di 35 famiglie con bambini dai 24 mesi di età in giù, per mezzo di videocamere multiple piazzate nelle camere da letto. In questo modo potevano osservare i comportamenti e le interazioni tra genitori e figli.

Nell’osservazione sono stati inclusi sia la madre che il padre, tuttavia le interazioni padre/figlio prima di andare a letto erano così brevi (al massimo 2-3 minuti) che sono risultate poco significative. Al che sono stata prese maggiormente in considerazione le interazione con la mamma.

I risultati hanno mostrato che i neonati le cui mamme erano emotivamente più disponibili si addormentavano più facilmente e godevano di un buon sonno totale, con minori interruzioni rispetto a quelli che avevano mamme meno emotivamente disponibili.

In definitiva, era proprio la qualità a fare la differenza.

Fonte: www3.lastampa.it

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