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Travaglio e parto in acqua

4.5.2010
Una modalità di assistenza alternativa al travaglio e parto tradizionali è offerta dall'uso dell'acqua. La possibilità di utilizzare la vasca durante il travaglio rappresenta un evento importante per favorire il parto naturale.

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Non comporta effetti collaterali dannosi, è quindi una modalità di assistenza che può essere utilizzata ogni qualvolta che vi è la richiesta da parte della gravida, naturalmente il suo utilizzo dipende dalla disponibilità della vasca, dall'assenza di situazioni di rischio e dalla possibilità di offrire un'assistenza continua alla donna.
 
Nella vasca la futura mamma si rilassa e si muove più facilmente, il calore dell'acqua favorisce il rilasciarsi dei muscoli del pavimento pelvico, abbassa il livello degli ormoni dello stress e aumenta quello delle endorfine, sostanze naturali che hanno un effetto antidolorifico.
 
Il bimbo viene alla luce in un elemento che gli è familiare, simile al liquido amniotico, la temperatura dell'acqua, sovrapponibile a quella corporea, rende il passaggio dall'utero all'ambiente esterno meno traumatico.
 
La donna che decide di travagliare o partorire in acqua deve compiere una scelta precisa e meditata, ciò non impedisce comunque, in corso di gravidanza o addirittura durante il travaglio di cambiare idea e scegliere di partorire fuori dalla vasca.
 
Inoltre la futura mamma può decidere di travagliare in acqua e partorire fuori.
 
Questa metodica è particolarmente indicata per tutte quelle gravide che hanno un travaglio molto lungo, per favorire il recupero di energia e riposo, nei travagli molto intensi con pause brevi, per le donne molto ansiose e quelle che presentano forti dolori lombari.
 
Sono ammesse all'utilizzo della vasca tutte le gestanti che ne fanno richiesta con gravidanza singola a decorso fisiologico, con un'epoca gestazionale compresa fra 37 e 42 settimane, con travaglio in fase attiva (collo scomparso, dilatazione 5 centimetri circa, contrazioni intense e regolari).
 
Prima dell'accesso in acqua occorre eseguire una rilevazione cardiotocografica di almeno 30 minuti, incanulare una vena e rilevare la pressione arteriosa.
 
In vasca il battito cardiaco fetale viene monitorizzato ogni 10-15 minuti, ogni 30 minuti circa viene controllata la temperatura dell'acqua che deve essere mantenuta costante a circa 37°.
 
Nel caso insorgano complicazioni durante il travaglio o il parto, la gravida sarà invitata ad uscire dalla vasca.
 
Se il parto avviene in acqua, il cordone non verrà clampato immediatamente, ma dopo circa 10 minuti, se il partner lo desidera dopo il clampaggio può tagliare egli stesso il funicolo.
 
Dopo la nascita il bimbo è lasciato in acqua sull'addome materno, con un'estrema attenzione alla testa, che deve emergere dall'acqua.
 
E' consigliabile espletare il secondamento fuori dalla vasca, per una valutazione più corretta della perdita ematica.
 
Tratto da: http://www.ausl.pc.it/dedicato/dedicato_donne/dedicato_donne.asp

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