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Un nemico nascosto anche nel biberon: il Bpa

4.5.2010
Il Bisfenolo A è un pericoloso nemico per la salute di tutta la famiglia: si annida in biberon, contenitori per alimenti e cibi confezionati.
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Il Bisfenolo A (Bpa) è una sostanza chimica di larghissimo uso. Se ne producono tre miliardi di chili all'anno e viene usata nei cibi confezionati e per produrre contenitori in plastica per alimenti e biberon. Sulla sua pericolosità ci si interroga sin dagli anni 30 e in Canada è vietato dal 2008.

Molte ricerche spiegano che il Bpa impedisce alle cellule umane di opporsi allo stress ossidativo, alla proliferazione del cancro, alla stimolazione ormonale.

In particolare, il Bisfenolo A sembra favorire lo sviluppo di patologie come il Parkinson, l'Alzheimer, il diabete di tipo Due; danneggia lo sviluppo sessuale e la fertilità del maschio e può avere effetti devastanti sullo sviluppo cerebrale del bambino. Studi sperimentali hanno dimostrato che il Bpa mima l’azione degli estrogeni, essenziali nello sviluppo cerebrale, a tal punto che anche dosi minime di questa sostanza possono inibire del tutto l’azione degli estrogeni sulla crescita neuronale. Si stima che 0,23 parti per trilione di bisfenolo A possano avere effetti inibitori drammatici sullo sviluppo neuronale a pochi minuti di distanza dall’assunzione.


Un altro problema deriva proprio dall'uso che abitualmente si fa di questo tipo di materia plastica, il Bisfenolo A, produzione di biberon in primis.

Il Bpa si sprigiona spontaneamente a contatto con l'acqua (fino a 50 volte in più se il liquido è caldo), con i detergenti, le sostanze acide e quelle grasse, quindi anche con gli alimenti. In tutti i paesi industrializzati se ne fa uso quotidiano e gli studi dimostrano che si trova maggiore concentrazione del Bpa nel corpo delle donne e nei bambini (fino a 12 volte più degli adulti). Anche se non si riscontrano alti tassi di intossicazione negli esseri umani, la struttura della sostanza chimica potrebbe avere affetti sulla salute a medio e lungo termine.

Recentemente, a causa della sua tossicità, il Bpa è stato eliminato da molti prodotti, soprattutto quelli per i bambini, come biberon e giocattoli, ma è sempre bene accertarsi della qualità di ciò che si acquista.


Ma il Bpa si trova anche negli alimenti: secondo la rivista indipendente ConsumerReports.org, il contaminante è stato trovato anche in cibi la cui etichetta recava l'indicazione BPA-free. L'analisi si è svolta su 19 prodotti, tre confezioni ogni prodotto, lotti differenti. Sono stati analizzati succhi di frutta, verdure in scatola, tonno, carne in scatola, conserve, pelati, zuppe, piatti pronti. Su quasi tutti i prodotti è stata riscontrata la presenza del BPA, nei prodotti organici la quantità non era diversa dagli omologhi "normali". Le attuali linee guida limitano l'esposizione ad un massimo giornaliero di 50 microgrammi di BPA per chilogrammo corporeo, ma questa soglia si basa su esperimenti condotti negli anni 80, piuttosto che su centinaia di studi di laboratorio più recenti i quali indicano che possono esserci gravi rischi per la salute a dosi ben minori.


Data la rilevanza dell'esposizione al BPA per neonati e bambini sono stati testati anche prodotti destinati all'infanzia: il 100% succo di mela della Nestlè e un campione della Similac Advance Infant Formula. Il BPA riscontrato in questi prodotti non è stato tra i più elevati, ma potrebbe rappresentare un rischio comunque. Dato che un bambino consuma quantità notevoli di questi prodotti, bere tre porzioni al giorno di succo di mela con i livelli di BPA comparabili ai livelli trovati nei campioni usati nel test, porterebbe ad una dose di BPA che è più del limite giornaliero.


Fonte: “Il futuro dei consumi” di Roberto La Pira e Mala Cibus Currunt

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