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Allatta come ti pare!

Dott.ssa Giulia Puccinelli, 12.10.2014
Come vorresti allattare? Cosa desidera secondo te tuo figlio? Dalla risposta a queste domande dipende la risoluzione di ogni problema di allattamento. Se tu e il tuo bambino siete sereni ed appagati poco importa cosa vi dice la gente!

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l giorno d’oggi, tutto ruota intorno ai commenti degli altri e quando si è una neomamma, un sopracciglio storto può fare più danni di un sasso scagliato in pieno viso. Una neomamma è in preda ad un vortice di emozioni e di ormoni e se trova un equilibrio, è un equilibrio precarissimo, tipo quello di un funambolo sopra il filo.
Consideriamo come prima cosa l’allattamento al seno e l’allattamento artificiale.
Chissà perché, quando ti siedi e cominci ad allattare il tuo bambino, il mondo intero si interessa a te. “Lo allatti tu?” eccola la domanda da un milione di dollari, quella da cui dipende la salute mentale della mamma e l’andamento delle successive due ore di conversazione. Confesso che l’ho fatto anche io e al momento non capisco perché. Cioè se si risponde di sì o di no che cambia? Saranno faccende di mamma e bambino? E invece è più forte di noi, scappa, non c’è nulla da fare e poi spesso non si sa come commentare la risposta della mamma. Anche perché, a parte rari casi, una mamma in dolce attesa ha tutte le intenzioni di allattare al seno il suo bambino.
Chi lo farà credendola la cosa più naturale del mondo, senza dare troppo peso alla questione, chi si documenterà per diventare competentissima, chi la prenderà come missione e parteciperà ad incontri ed a gruppi a tema.
Poi il bambino nasce. E a quel punto un complesso intreccio tra istinto, ormoni, emozioni e natura, darà il via all’allattamento. Quando va tutto liscio il bambino si attacca bene subito, dopo qualche giorno arriva la montata lattea, il pupo prende peso, si addormenta soddisfatto dopo ogni poppata e la mamma è soddisfatta ed appagata. Ma spesso può accadere che vi siano dei problemi. Il bambino non riesce a ciucciare, alla mamma compaiono le ragadi, il bambino è inquieto, prende poco peso e non dorme sereno. Ecco che a questo punto, tutti, dalla vicina, alla zia, alla sorella del cugino del fratello della fruttivendola che ha avuto sei figli e lo sa bene, cominciano a dire la loro. Compra quella crema, metti i paracapezzoli in argento, prendi le tisane che stimolano il latte, fagli la giunta di artificiale, attaccalo di più, attaccalo di meno, un seno solo eh, no entrambi…boom! La mamma va comprensibilmente ed inevitabilmente in confusione.
Così di solito a questo punto, la neomamma  consulta  pediatra ed ostetrica del corso preparto e spesso, in breve tempo tutto si risolve. Spesso, ma non sempre. Perché se tra tutti i pareri che ha chiesto la mamma, nessuno rispecchia le sue emozioni e quelle del suo bebè (insieme), la situazione non si risolverà. Certo magari seguendo i consigli verrà più latte ed il bimbo prenderà peso, ma magari la mamma sarà in tensione e nervosa. Oppure inizierà con l’artificiale e si sentirà inadeguata e fallita.
Allora mamme, imparate ad ascoltare voi stesse ed il vostro bambino. Prima di chiedere ad altri cosa fare chiedete a voi stesse: come vorrei allattare? Cosa desidera secondo me mio figlio? Dalla risposta a queste domande dipende tutto e la risoluzione di ogni problema, perché se si sa dove si vuole andare, in un modo o nell’altro ci si arriva. Quindi se una mamma desidera con tutta se stessa allattare il suo bambino (che peraltro gradisce molto), che non riesce a succhiare efficacemente, prima di proporre di smettere e passare al latte artificiale, cerchiamo insieme un’altra soluzione.
Se una mamma non ha piacere di allattare a richiesta il proprio bambino, il bambino quasi sicuramente avvertirà questo disagio e lo dimostrerà con agitazione o col pianto. Di solito, di fronte a questa situazione, si sentono pareri opposti come:
“fai uno sforzo, non c’è niente di meglio del tuo latte per tuo figlio” oppure:
“eh se piange è perché è gia viziato, tieni duro e capirà chi comanda”;
Nessuna di queste due frasi tiene in considerazione i bisogni di entrambi i soggetti. La prima non considera le emozioni della madre e la seconda del figlio. Quello che propongo è invece di cercare soluzioni che rispettino sempre i bisogni di entrambi.
Innanzitutto chiarendo le motivazioni del disagio della madre e in base a quelle, trovare una soluzione che possa accontentare la diade madre-bebè; allattamento al seno o artificiale che sia.
E adesso prendiamo in considerazione l’allattamento al seno oltre i 6 mesi.
Intorno ai due mesi, di solito mamma e figlio hanno trovato il loro ritmo e tutto fila liscio finchè non arriva lo svezzamento (per chi allatta al seno) che porterebbe gradualmente ad abbandonare l’allattamento. Tante mamme scelgono di continuare ed intorno all’anno di età ecco che si ripropongono domande e commenti riguardanti questa scelta. In questa fase è ancora più importante saper ascoltare i bisogni di mamma e bebè perché più spesso di quanto si pensi, sono le mamme a continuare ad aver bisogno di attaccare il bambino, piuttosto che il bebè. Nell’atto in sé non c’è niente di sbagliato, ma nel favorire una dipendenza quando il bambino va cercando indipendenza, sì. Ecco perché a questo punto del viaggio di mamma, essere competente emotivamente diventa veramente prezioso. Perché se mamma e figlio hanno ancora bisogno di continuare l’allattamento e ne sono consapevoli, nessun commento e nessuna critica troverà spazio, ma se uno dei due ha bisogno di smettere, allora è fondamentale farlo.
Altra questione “hot” è l’allattamento in pubblico.
Per questo punto, vale tutto ciò che ho appena scritto, ma con una precisazione. Se una mamma ha piacere-necessità di allattare in pubblico, certo che ha diritto di farlo; però, se ho sempre parlato di rispettare i bisogni di mamma e bebè, questo implica anche ovviamente di non ledere quelli degli altri. Quindi ci possono essere determinate situazioni in cui certe persone possono sentirsi in imbarazzo; quindi prima di iniziare, magari osserviamo la situazione, ed evitiamo di chiedere al commesso ventenne dove trovare i pannolini in offerta, con un seno di fuori mentre il bambino è attaccato all’altro.
Lo so risponderete che il commesso al limite, se non indifferente, sarebbe contento, ma la possibilità che si senta in imbarazzo c’è, consideriamola.
E so anche che ho estremizzato l’esempio, che nessuna andrebbe in giro a seni scoperti a fare la spesa, ma calcare la mano spesso rende il tutto più chiaro.
Per concludere l’articolo, una mammacometipare quando allatta considera le sue emozioni, quelle del figlio  ed il caro vecchio buon senso. 

Eccolo l’argomento più spinoso di tutti. Quello che da poco ha visto addirittura dar vita ad una “settimana sull’allattamento materno” con tanto di flash mob e articoli su tantissimi giornali.
Ma chissà perché poi. Tutto ciò non lo capisco. Non come mamma, non come psicologa, ma come "mamma come mi pare".
Perché secondo questo pensiero, se io e il mio bambino siamo sereni ed appagati, poco importa cosa ci dice la gente.
 

Al giorno d’oggi, tutto ruota intorno ai commenti degli altri e quando si è una neomamma, un sopracciglio storto può fare più danni di un sasso scagliato in pieno viso.
Una neomamma è in preda ad un vortice di emozioni e di ormoni e se trova un equilibrio, è un equilibrio precarissimo, tipo quello di un funambolo sopra il filo.


Allattamento al seno e l’allattamento artificiale

Chissà perché, quando ti siedi e cominci ad allattare il tuo bambino, il mondo intero si interessa a te. “Lo allatti tu?” eccola la domanda da un milione di dollari, quella da cui dipende la salute mentale della mamma e l’andamento delle successive due ore di conversazione.
Confesso che l’ho fatto anche io e al momento non capisco perché.
Cioè se si risponde di sì o di no che cambia? Saranno faccende di mamma e bambino?
E invece è più forte di noi, scappa, non c’è nulla da fare e poi spesso non si sa come commentare la risposta della mamma. Anche perché, a parte rari casi, una mamma in dolce attesa ha tutte le intenzioni di allattare al seno il suo bambino.
Chi lo farà credendola la cosa più naturale del mondo, senza dare troppo peso alla questione, chi si documenterà per diventare competentissima, chi la prenderà come missione e parteciperà ad incontri ed a gruppi a tema.


Poi il bambino nasce.
E a quel punto un complesso intreccio tra istinto, ormoni, emozioni e natura, darà il via all’allattamento. Quando va tutto liscio il bambino si attacca bene subito, dopo qualche giorno arriva la montata lattea, il pupo prende peso, si addormenta soddisfatto dopo ogni poppata e la mamma è soddisfatta ed appagata.
Ma spesso può accadere che vi siano dei problemi. Il bambino non riesce a ciucciare, alla mamma compaiono le ragadi, il bambino è inquieto, prende poco peso e non dorme sereno.
Ecco che a questo punto, tutti, dalla vicina, alla zia, alla sorella del cugino del fratello della fruttivendola che ha avuto sei figli e lo sa bene, cominciano a dire la loro.
Compra quella crema, metti i paracapezzoli in argento, prendi le tisane che stimolano il latte, fagli la giunta di artificiale, attaccalo di più, attaccalo di meno, un seno solo eh, no entrambi…boom!
La mamma va comprensibilmente ed inevitabilmente in confusione.


Così di solito a questo punto, la neomamma consulta pediatra ed ostetrica del corso preparto e spesso, in breve tempo tutto si risolve. Spesso, ma non sempre.
Perché se tra tutti i pareri che ha chiesto la mamma nessuno rispecchia le sue emozioni e quelle del suo bebè (insieme), la situazione non si risolverà.
Certo magari seguendo i consigli verrà più latte ed il bimbo prenderà peso, ma magari la mamma sarà in tensione e nervosa.
Oppure inizierà con l’artificiale e si sentirà inadeguata e fallita.


Allora mamme, imparate ad ascoltare voi stesse ed il vostro bambino.
Prima di chiedere ad altri cosa fare chiedete a voi stesse: come vorrei allattare? Cosa desidera secondo me mio figlio?
Dalla risposta a queste domande dipende tutto e la risoluzione di ogni problema, perché se si sa dove si vuole andare, in un modo o nell’altro ci si arriva.

Quindi se una mamma desidera con tutta se stessa allattare il suo bambino (che peraltro gradisce molto), che non riesce a succhiare efficacemente, prima di proporre di smettere e passare al latte artificiale, cerchiamo insieme un’altra soluzione.

Se una mamma non ha piacere di allattare a richiesta il proprio bambino, il bambino quasi sicuramente avvertirà questo disagio e lo dimostrerà con agitazione o col pianto. Di solito, di fronte a questa situazione, si sentono pareri opposti come:
“fai uno sforzo, non c’è niente di meglio del tuo latte per tuo figlio” oppure:
“eh se piange è perché è gia viziato, tieni duro e capirà chi comanda”


Nessuna di queste due frasi tiene in considerazione i bisogni di entrambi i soggetti.
La prima non considera le emozioni della madre e la seconda del figlio. Quello che propongo è invece di cercare soluzioni che rispettino sempre i bisogni di entrambi.
Innanzitutto chiarendo le motivazioni del disagio della madre e in base a quelle, trovare una soluzione che possa accontentare la diade madre-bebè; allattamento al seno o artificiale che sia.


Allattamento al seno oltre i 6 mesi

Intorno ai due mesi di solito mamma e figlio hanno trovato il loro ritmo e tutto fila liscio finchè non arriva lo svezzamento (per chi allatta al seno) che porterebbe gradualmente ad abbandonare l’allattamento.
Tante mamme scelgono di continuare ed intorno all’anno di età ecco che si ripropongono domande e commenti riguardanti questa scelta.
In questa fase è ancora più importante saper ascoltare i bisogni di mamma e bebè perché più spesso di quanto si pensi, sono le mamme a continuare ad aver bisogno di attaccare il bambino, piuttosto che il bebè.
Nell’atto in sé non c’è niente di sbagliato, ma nel favorire una dipendenza quando il bambino va cercando indipendenza, sì.
Ecco perché a questo punto del viaggio di mamma, essere competente emotivamente diventa veramente prezioso.
Perché se mamma e figlio hanno ancora bisogno di continuare l’allattamento e ne sono consapevoli, nessun commento e nessuna critica troverà spazio, ma se uno dei due ha bisogno di smettere, allora è fondamentale farlo.


Allattamento in pubblico

Per questo punto, vale tutto ciò che ho appena scritto, ma con una precisazione.
Se una mamma ha piacere-necessità di allattare in pubblico, certo che ha diritto di farlo; però, se ho sempre parlato di rispettare i bisogni di mamma e bebè, questo implica anche ovviamente di non ledere quelli degli altri. Quindi ci possono essere determinate situazioni in cui certe persone possono sentirsi in imbarazzo; quindi prima di iniziare, magari osserviamo la situazione, ed evitiamo di chiedere al commesso ventenne dove trovare i pannolini in offerta, con un seno di fuori mentre il bambino è attaccato all’altro.
Lo so risponderete che il commesso al limite, se non indifferente, sarebbe contento, ma la possibilità che si senta in imbarazzo c’è, consideriamola.
E so anche che ho estremizzato l’esempio, che nessuna andrebbe in giro a seni scoperti a fare la spesa, ma calcare la mano spesso rende il tutto più chiaro.

Per concludere l’articolo, una "mamma come ti pare" quando allatta considera le sue emozioni, quelle del figlio ed il caro vecchio buon senso. 

A cura della Dott.ssa Giulia Puccinelli Psicologa Psicoterapeuta, mammemozioni.com


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