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Bambini: quando a educarli ci pensano i videogiochi

4.5.2010
Secondo un ricercatore statunitense alcuni videogiochi possono ottimizzare l'apprendimento dei bambini, risparmiando loro noiose ore di lezioni

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I videogiochi non sono altro che un buon modo per imparare, per esempio, a risolvere situazioni problematiche e si figurano come dei “problem solving”.

A sostenere questa tesi è il dottor James Gee, esperto in alfabetizzazione dell’Istituto Mary Lou Fulton e la Graduate School of Education presso l'Arizona State University.

Il dottor Gee è convinto che i videogiochi possano ottimizzare l'apprendimento in molti modi.

I giochi, ad esempio, forniscono le informazioni quando è necessario, piuttosto che tutte in una volta all'inizio, come avviene spesso nelle lezioni scolastiche. «Per esempio, si tende a insegnare le scienze prima raccontando un sacco di cose e poi permettendo di fare scienza in pratica. I giochi insegnano un altro modo di operare. Loro ti fanno fare e poi se avete bisogno di informazioni, te le danno», sottolinea Gee.

I videogiochi creano un ambiente «piacevolmente frustrante» che è impegnativo, ma fattibile. E questa è una situazione altamente motivante per l’essere umano; detta situazione è definita “il flusso” dai ricercatori.

Per questo motivo molti sviluppatori di software sono stati invitati a modificare i loro prodotti in modo da permettere ai giocatori di interagire meglio, creando nuovi livelli o scenari.

La possibilità di creare il gioco o una parte di esso mi fa arrivare a una comprensione del gioco stesso e delle regole che lo compongono.

Il dottor Gee ha presentato le sue tesi al convegno “First-Person Solvers? Learning Mathematics in a Video Game” (La soluzione in prima persona - L'apprendimento matematica in un videogioco) all’American Association for the Advancement of Science annual meeting che si è tenuto a San Diego (CA) dal 18 al 22 febbraio 2010.

Fonte: www.lastampa.it

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