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Parto cesareo: è proprio indispensabile?

Miobambino, 4.5.2010
Dal rischio complicanze allo stress del neonato, passando per la mutazione del suo DNA: tre ricerche mettono in luce la pericolosità del parto cesareo, che va eseguito solo se c'è un'indicazione medica e non per evitare il dolore del parto

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I dati parlano chiaro: oggi l'Italia detiene il primato dei cesarei nel mondo occidentale con quasi il 40% (negli ultimi 20 anni sono triplicati), mentre l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) invita a non superare il 15%.

Stando al 2008 il bisturi in sala parto raggiunge picchi del 50-60% al Sud, mentre al Nord registra valori inferiori ma altrettanto preoccupanti, intorno al 26%. 

L'OMS, alla luce di una ricerca che ha analizzato oltre centomila nascite (riunendo dati provenienti da nove paesi asiatici: Cambogia, Cina, Filippine, Giappone, India, Nepal, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam), ha evidenziato come il taglio cesareo possa quasi triplicare i rischi di complicanze gravi rispetto al parto naturale.

In caso di cesareo aumentano anche le probabilità di un'emorragia e crescono di dieci volte le possibilità di finire in un reparto di terapia intensiva. Il taglio cesareo dovrebbe essere praticato solo quando realmente necessario, in presenza di precise indicazioni cliniche, per agevolare l'esito del parto. Andrebbe tassativamente evitato se l'obiettivo è solo quello di scampare al dolore del parto.



Un'analisi americana condotta dal dottor Christopher Glantz dell'Università di Rochester su 38.000 donne ha invece evidenziato come il rischio di taglio cesareo aumenti sensibilmente se il parto viene indotto prima della 39ma settimana di gravidanza. Col parto cesareo aumentano le possibilità di contrarre infezioni, ledere organi e causare coaguli di sangue.

Per 25 travagli indotti intorno alla 39ma settimana ci sono almeno due tagli cesarei che potrebbero essere evitati in attesa del parto naturale. Sarebbe opportuno attendere il parto naturale e ricorrere a interventi di riserva solo quando i rischi per mamma e bambino superano i benefici.

 


Ma la cattiva pubblicità al cesareo non finisce qui.

Il dottor Mikael Norman del Karolinska Institute di Stoccolma ha coordinato uno studio sulla concentrazione di alcune sostanze presenti nel cordone ombelicale alla nascita e ha dimostrato che il parto chirurgico causa nel neonato un’alterazione indotta da stress.

Nel parto spontaneo per via vaginale la tensione e lo stress aumentano progressivamente, mentre nel parto cesareo lo stress è immediato e il feto non ha il tempo di mettere in atto strategie di adattamento alla vita extrauterina, come ad esempio una adeguata liberazione di adrenalina, importante per permettere al neonato di passare velocemente da una circolazione di tipo fetale (che esclude l’uso dei polmoni) ad una di tipo adulto.

Questo stress improvviso potrebbe essere alla base della maggior difficoltà, in particolare respiratoria, che viene osservata alla nascita nei neonati nati da parto cesareo.


Ma sembra che gli inconvenienti possano spingersi oltre e riguardare anche il patrimonio genetico del bambino: a quanto pare il parto cesareo interferirebbe col DNA del bambino, inibendo importanti reazioni chimiche che vengono invece innescate quando la nascita avviene per via naturale.

Tale inibizione avrebbe delle ripercussioni negative sullo sviluppo delle cellule immunitarie, inducendo in esse cambiamenti che possono anche manifestarsi più tardi nel corso della vita.


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