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SOS varicella

Miobambino, 26.1.2012
Come si riconosce? Si può curare? Quanto dura? Può essere pericolosa in gravidanza? Esiste un vaccino?

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Che cos'è la varicella?

È una malattia esantematica virale, tipica dell'infanzia. Può, però, esordire anche in età adulta.



Come si manifesta? Come la si riconosce?
Non è difficile riconoscerla, perché ha un esantema (ossia il modo in cui si manifesta) abbastanza caratteristico. Comporta febbre, più o meno elevata secondo i soggetti. In concomitanza con l'innalzamento di temperatura o successivamente, si manifestano delle lesioni con distribuzione cranio caudale, vale a dire che partono dalla testa e si estendono lungo il corpo. 

Proprio perché il suo esordio colpisce il cuoio capelluto, è difficile diagnosticarla o accorgernese subito; per questo motivo il suo contagio è piuttosto diffuso.



Come si presenta la malattia?
Si sviluppano macule, papule, vescicule, pustole, croste: sono queste le lesioni tipiche della varicella, che iniziano come puntini rossastri più o meno rilevati, si sviluppano poi in vescicule a contenuto liquido, che, a sua volta, diventa poi più corpuscolato, purolento e si formano le croste. La varicella è caratterizzata dalla contemporanea presenza di tutti questi elementi.

Quando tutte le pustole si trasformano in croste si ritiene la malattia esaurita: il bambino non è più contagioso e può tornare in comunità.


 
Quanto tempo può durare la varicella?
La varicella dura mediamente dai 5 ai 7 giorni. In genere, nel giro di una settimana, le pustole si trasformano tutte in croste. Il problema è che il contagio della malattia inizia 24-48 ore prima della sua manifestazione.



Come si affronta la varicella?
Non ci sono cure specifiche, ma si somministrano rimedi per i sintomi.

È necessario tenere sotto controllo la temperatura del bambino: se superiore ai 38°, bisogna somministare l'antipiretico, in particolare il paracetamolo.

L'altra attenzione particolare è per il prurito che il bambino avverte: bisogna fare in modo che il bambino non si gratti, per evitare l'insorgere di una sovrainfezione. Per questo, si ricorre agli antistaminici.

Per lo stesso motivo, è importante evitare che il bambino faccia il bagno, proprio perché le lesioni vescicolose si possono rompere e infettare.

Esistono anche degli antivirali, consigliabili in alcuni casi specifici, per esempio nei bambini molto piccoli, dietro somministrazione del pediatra. 
Alleviare il pruritro ed evitare che il bambino si gratti non è certo facile.

Il talco, in particolare quello mentolato, o le creme sono da evitare, perché ostruiscono i pori e rischiano di infettare le pustole. 


Si consiglia sicuramente di tagliare le unghie al bambino - per evitare che, grattandosi, si tolgano le croste - ed eventualmente di fargli indossare calze o muffole per evitare lesioni involontarie durante il sonno.

Per alcuni medici è consigliabile l'utilizzo di prodotti alla calendula, che ha proprietà antisettiche e cicatrizzante, per dare sollievo al prurito.
Oltre a evitare il bagnetto, è importante che il bambino non sia esposto direttamente al sole. Attenzione anche all'abbigliamento: la lana o i tessuti sintetici possono irritare ulteriormente la pelle, accrescendo il prurito.



Esiste la possibilità di vaccinarsi contro la varicella?
Sì, c'è la possibilità di vaccinarsi e di prevenire la malattia. È sicuramente opportuno, come per tutte le malattie esantematiche, evitare di contrarla. Oggi, in Italia, è disponibile anche un vaccino quadrivalente, contro morbillo, parotite, rosolia e, appunto, varicella.


La varicella, come le altre malattie esantematiche, una volta contratte lasciano nell'organismo un'immunità permanente. La vaccinazione riesce a garantire una copertura duratura, quasi sempre per tutta la vita, ma è fondamentale seguire le indicazioni correttamente. Il vaccino è diviso in due dosi, la prima da somministrare entro i 15 mesi di vita, la seconda da somministrare entro il 5° anno di vita.


La varicella in gravidanza

In caso di gravidanza, la varicella può comportare rischi seri in due momenti particolari: nelle prime settimane di gestazione, oppure nei giorni immediatamente precedenti o successivi al parto.

Se la mamma contrae la varicella durante le prime settimane di gravidanza, nella fase dell'embriogenesi, il feto può manifestare quella che viene definita varicella congenita, che può provocare malformazioni fetali.

Nel caso in cui invece la madre manifesti la varicella alla fine della gravidanza, tre giorni prima del parto oppure nei due giorni successivi al parto, il neonato ha il pericolo di contrarre quella che viene chiamata varicella neonatale, che può generare complicanze neurologiche.

In questo caso al neonato vengono somministrate immunoglobilune specifiche.



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