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Il gioco infantile

4.5.2010
Il bambino dall’inizio della sua vita affronta da solo un’attività che diventa gradualmente sempre piu sistematica e creativa, quindi sempre piu simile a un lavoro. Questo è il gioco infantile!

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Gli psicologi cercano di chiarire il suo significato in diversi modi.

Alcuni pensano che il bambino giochi per un eccesso di forza ed energia del corpo in sé.

Altri ipotizzano che il bambino ripeta nel gioco tutto lo sviluppo dell’uomo.

Esiste anche la teoria che il bambino nel gioco allenti la sua tensione emotiva.

Non c’è dubbio che il gioco sia molto utile al bambino senza considerare l’opinione teorica sul suo scopo. Il gioco influenza la crescita del corpo del bambino, lo sviluppo della sua intelligenza, l’acquisizione di esperienze e sapere, la vita emotiva infantile e il suo sviluppo sociale.

Col gioco conosce anche l’ambiente fisico e le regole che vi dominano. Crea dei concetti in base alle esperienze acquisite, impara a riflettere e prova a risolvere dei problemi che riscontra.

Il gioco permette al bambino di conoscere coetanei, impara a confrontarsi con gli altri, apprende la tolleranza, la fratellanza, la discrezione, il sentimento di collaborazione. Il bambino nel gioco s’immedesima in diversi ruoli che nota tra i grandi, esprimendone emozioni sia positive che negative.

 

Con la crescita del bambino cambia anche il contenuto del gioco. Si presenta cosi:
• gioco libero
• gioco dell’imitazione
• gioco costruttivo
 
Gioco libero
Il gioco libero si nota nel bambino nei primi due anni d’età. Gioca solo scoprendo il suo corpo e faccendo così esperienze di base di sé e del suo ambiente. In questo genere di gioco non bisogna disturbarlo.

 

Gioco dell'imitazione
Si presenta al terzo anno d'età. Il bambino imita diverse attività degli adulti. Questo si chiama anche il gioco dell’imitazione. Il bambino nel gioco attiva la sua fantasia e la proietta negli oggetti attorno a lui. Gli oggetti non vivi diventano esseri viventi, le cose immobili diventano mobili. Vede nella bambola il proprio bambino e la tratta come se fosse capace di mangiare, parlare e dormire. Questo genere di gioco si chiama il gioco della personificazione.


Gioco costruttivo
Si presenta verso la fine del periodo prescolastico quando il bambino ha 5, 6 anni e gioca in modo sempre più creativo, ossia gli piace montare, costruire diversi oggetti, fare i muri alla casa, cucire vestitini per le bambole. L’aspetto esteriore di quello che ha fatto diventa sempre più importante, mostrando cosi il senso del bello e diventa sempre più critico sui suoi prodotti. In questo periodo ai bambini piace giocare a diversi giochi di società; si acchiappano, giocano a nascondino, giocano con la palla. Inoltre s’interessano alla tombola per bambini, domino, alle carte.

 

Gioco didattico
I giochi didattici sono giochi con dei compiti che richiedono e anche sviluppano le funzioni mentali, le abilità, le attività che sono necessarie per l’esperienza, la comprensione, la creatività, l'interpretazione di contenuti attraenti per il bambino e le regole che possono essere più o meno esigenti.
Lo scopo del gioco didattico e offrire al bambino la possibilità di conquistare una determinata abilita attraverso il gioco stesso. Bisogna stimolare i bambini all’osservazione precisa e alla constatazione delle differenze e similitudini nella forma, nella grandezza e nei colori.

T. Bruce (1996, in: Marjanovic Umek e Zupancic, 2001) fa notare che i giochi didattici non stimolano sempre l’apprendimento del bambino, anzi, che in determinate situazioni possono perfino ostacolarlo. I giochi molto strutturati sono formati in modo tale che il bambino li usa in un modo molto specifico e già stabilito in anticipo cosicché spesso limitano l’attività ludica infantile.
Anche Dixson (1992, in: Marjanovic Umek e Zupancic, 2001) sostiene che la distinzione tra i giochi didattici e gli altri non didattici non e accettabile. Secondo lui tutti i giochi rendono

 

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