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Fisiologia del travaglio

4.5.2010
Il travaglio di parto assume un valore importante per la gravida perché in esso si assommano tutte le paure, le tensioni, le aspettative della gravidanza.

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Prepararsi bene ad affrontare il travaglio vuol dire viverlo serenamente e con la consapevolezza che alla fine tutto si risolverà nel migliore dei modi.
 
Circa i fattori responsabili dell'inizio del travaglio non c'è ancora nulla di preciso, varie sono le ipotesi: modificazioni dell'equilibrio ormonale, mutamenti di dimensioni dell'utero dovuti alla tensione delle fibre muscolari, produzione di ormoni preposti alla stimolazione della contrattilità uterina.
 
Si suole distinguere il travaglio in:

   1. pre-travaglio

   2. fase prodromica

   3. fase dilatante

Il pre-travaglio è quella fase che si verifica nelle ultime settimane di gravidanza in cui si hanno un certo numero di cambiamenti:

    * il segmento uterino inferiore si espande permettendo alla testa del bambino di abbassarsi e di impegnarsi nel canale da parto, si avverte quindi una sensazione di sollievo perché il fondo uterino non raggiunge più il torace, il respiro diventa più facile, cuore e stomaco lavorano più facilmente.

    * la compressione data dalla testa del bambino limita la capacità espansiva della vescica che deve quindi essere vuotata più spesso.

    * con l'avvicinarsi del parto compaiono delle contrazioni irregolari che non comportano sensazioni dolorose dette contrazioni di Braxton-Hicks.

Si parla di fase prodromica quando le contrazioni uterine diventano ritmiche e avvertite come sensazioni fastidiose e si può apprezzare l'addome teso e indurito.
 
Il tempo è di difficile definizione ma si ritiene che il periodo prodromico possa durare alcune ore. La sensazione di fastidio porta la gravida a sentirsi insofferente e aumenta il disagio se compaiono nausea e diarrea associate a dolori lombosacrali.
 
Che fare quando inizia il periodo prodromico e ci si rende conto che “il grande momento sta arrivando?”
 
Bisogna aspettare a casa propria, cercando di rilassarsi e mantenere la calma e, per quanto è possibile, svolgere le normali funzioni quotidiane.
 
Si consiglia di recarsi in ospedale quando da almeno due ore consecutive si avvertono contrazioni regolari e dolorose con un intervallo di circa 5 minuti (per le primi gravide)
 
Per le pluripare i tempi del travaglio sono meno prevedibili quindi si consiglia di recarsi in ospedale quando l'attività contrattile diviene regolare. Per tutte le gravide è indicazione per il ricovero la rottura delle membrane indipendentemente dalla comparsa di contrazioni.
 
Nel periodo prodromico si può perdere il tappo mucoso, formazione gelatinosa che chiude il collo dell'utero durante la gravidanza, a cui si associa una modesta perdita di sangue dovuta alla rottura dei capillari superficiali del canale cervicale.
 
Si dice invece periodo dilatante quando si attuano le modificazioni del collo dell'utero e la progressione della parte presentata nel canale da parto.
 
E' il momento più intenso, doloroso e carico di tensione emotiva per la donna perché corrisponde alla fase attiva del travaglio. Le contrazioni si fanno via via più frequenti, prolungate e non solo fastidiose ma dolorose interessando tutto l'addome in special modo al di sopra del pube e nella zona delle fosse iliache.
 
Il periodo dilatante si compone essenzialmente di:

    * fenomeni dinamici o materni

    * fenomeni meccanici o fetali.

Le modificazioni del collo dell'utero avvengono allorché inizia l'attività contrattile, che è composta da:

    * la contrazione, che è un temporaneo, brusco e notevole accorciamento delle fibre muscolari;

    * una pausa, fase interposta tra due contrazioni, in cui le fibre muscolari sono relativamente distese;

    * la retrazione che è l'accorciamento stabile delle fibre muscolari.

Un buon travaglio si considera tale quando la frequenza delle contrazioni è in numero di 3-4 in circa 10 minuti.
 
Se la dinamica uterina è costante ad ogni contrazione le fibre muscolari del corpo si accorciano, mentre il collo, povero di muscolatura ma ricco di fibre elastiche, si riduce fino a scomparire dilatandosi progressivamente. Con la scomparsa del collo, l'orifizio uterino esterno del canale cervicale verrà chiamato, d'ora in poi, bocca uterina.
 
Ad ogni visita si vedrà di quanto la bocca uterina verrà dilatata. Si sentirà dunque parlare di collo raccorciato o scomparso, pervio al dito o dilatato di 3-4 cm, 6-7 e, alla fine, dilatazione completa.
 
Se la gravida lo richiede, quando la dilatazione è avanzata, la testa fetale è adattata allo stretto superiore del canale del parto, l'attività contrattile è regolare e in assenza di alterazioni del battito cardiaco fetale, può proseguire il travaglio in acqua.
 
Per dilatazione completa si intende quando la cavità vaginale e quella uterina comunicano liberamente e non si sentono più i bordi della bocca uterina intorno alla parte presentata (testa fetale).
 
Durante il periodo dilatante c'è la formazione della borsa anteriore delle acque; ciò è dovuto al fatto che una piccola quantità di liquido amniotico, sotto lo stimolo delle contrazioni, si porta davanti alla testa fetale formando una piccola “sacca” che esercita una costante pressione sulla cervice favorendone la dilatazione. Si sentirà dunque parlare di membrane integre quando, durante la visita, si avverte la presenza del sacco, e di membrane rotte quando si vedrà la fuoriuscita del liquido amniotico.
 
Normalmente la rottura del sacco dovrebbe avvenire quando il canale cervicale è ampiamente dilatato ma talvolta accade che la rottura avvenga molto prima; perciò si parlerà di rottura prematura delle membrane quando il sacco si rompe al di fuori del travaglio senza la presenza di contrazioni.
 
Sotto la spinta delle contrazioni, rotto il sacco e a dilatazione completa, la parte presentata fuoriesce dalla bocca uterina, attraversa la vagina e raggiunge il pavimento pelvico dando inizio al periodo espulsivo.
 
Tratto da: http://www.ausl.pc.it/dedicato/dedicato_donne/dedicato_donne.asp

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