asilo nido alle 11:44
nel tema Pedagogista Soraia
Che cos'è la paura? A cosa serve?
La paura è un’esperienza naturale dell’uomo.
Nelle specie animali svolge primariamente una funzione di allarme, di difesa e garantisce la sopravvivenza.
Costituisce una preparazione psicologica ed intellettuale necessaria ad affrontare una situazione pericolosa: esorta alla prudenza, aiuta a valutare un rischio.
Le paure però chiedono di essere superate: l’elaborazione di una propria paura rafforza la stima in se stessi.
Le paure sono un fattore importante per la maturazione psichica e lo sviluppo della personalità.
Le paure dei bimbi spaventano anche i grandi
Alcuni genitori rimproverano i figli, altri diventano iperprotettivi, altri ancora le sottovalutano: le paure dei bambini inducono spesso nei genitori dei comportamenti un po' maldestri.
Forse, oltre all'ansia di protezione, le paure dei bambini toccano nuclei psichici profondi o ricordi dolorosi che mettono in apprensione gli adulti al di là delle stesse paure dei bambini.
Trovare il modo giusto per aiutare i figli ad affrontarle è semplice, basta seguire alcune regole.
Come si manifesta la paura nel bambino?
La paura è un’emozione che si manifesta anche fisicamente (pallore del viso, tremori).
A volte è nascosta, coperta e si deve interpretare attraverso segni quali:
Le paure del bambino nel primo anno di vita
Una forma primaria di paura è quella relativa alla perdita dello stretto rapporto con la mamma, rapporto veicolato dal contatto fisico (il contatto, la voce della mamma, il suo odore).
In una fase successiva (intorno agli 8 mesi) si manifesta la paura dell’estraneo.
Tale emozione è collegata ad una nuova capacità: quella di riconoscere una persona estranea rispetto ad una familiare.
Un istinto autoprotettivo spinge il bambino ad un’iniziale diffidenza rispetto all’estraneo che non sa qualificare come buono o cattivo.
Le paure dei due-tre anni
Fra i due ed i tre anni il bambino sperimenta un senso di potere fornitogli dalle crescenti acquisizioni autonome, maggiore destrezza motoria ed espressiva.
È il periodo del “no”, dell’opposizione come autoaffermazione.
Parallelamente apprende il controllo degli sfinteri, che da un lato aumenta il suo sentimento di potere (controllare il proprio corpo) ma dall’altra lo sottopone a nuove regole.
Tale esperienza spesso si accompagna alle paure di questa “sporcizia” prodotta dal corpo, della sua scomparsa nel water (un luogo che a volte può far paura che risucchia, dove tutto scompare...).
In questa fase la fantasia del bambino si popola di mostri ed aggressori, spesso il gioco simbolico è connotato aggressivamente.
Emerge la paura del temporale, dei mostri, delle streghe, elementi che affascinano ed al tempo stesso spaventano.
Il bambino in questo periodo manifesta inoltre la paura dei pericoli fisici, di ferirsi, di ammalarsi, quasi temesse una concretizzazione delle sue paure.
Le paure dei 6 anni
Intorno ai 6 anni il bambino manifesta curiosità circa l’origine della vita, il sesso, la morte.
Tali domande sono indice di un nuovo passaggio evolutivo in cui il bambino prende coscienza della ciclicità della vita (le cose iniziano e finiscono).
A volte questo genere di domande mette in difficoltà gli adulti, ma non va scoraggiato, così come non va provocato: occorre attendere i tempi del bambino ed essere pronti a rispondere con chiarezza e semplicità.
Le paure di separazione
L’indipendenza e l’autonomia passano attraverso le inevitabili e progressive separazioni: dall’unità con la mamma alla permanenza all’asilo, all’ingresso alle elementari e così via.
Le paure di separazione accompagnano quindi i bambini nel loro sviluppo.
Nella forma primaria si manifestano tra il 12° ed il 18° mese di vita ed indicano una tappa evolutiva: in questa fase, infatti, il bambino inizia a gattonare, si stacca per la prima volta dall’ambiente familiare più tardi comincia a camminare, a correre via, a staccarsi cioè consapevolmente.
Le paure legate alla separazione si ripresenteranno più volte nel corso dello sviluppo, specialmente nelle fasi di transizione, di passaggio le cosiddette “crisi di sviluppo”.
Le paure sociali
Le paure sociali sono quei timori condizionati dall’educazione e quindi frutto della relazione con i genitori e con gli educatori.
Possono essere collegate:
ad un atteggiamento di disinteresse da parte degli adulti, disinteresse che crea nei bambini sensazioni di solitudine e vuoto emotivo
ad un atteggiamento educativo permissivo, che il bambino può vivere come indifferente
ad uno stile educativo basato su minacce e punizioni, con particolare ricorso alla minaccia di non voler più bene
ad un’aspettativa esagerata sul piano intellettivo che può lasciare inappagate le necessità affettive del bambino
ad uno stile educativo iperprotettivo che non riconosce autonomia al bambino, lo rende dipendente e limita il suo sviluppo.
Le paure “normali”
Esistono paure dei bambini che non devono spaventare: sono le cosiddette "paure sane". Ecco quali sono le loro caratteristiche.
Le paure "classiche"
Si riferiscono perlopiù agli stereotipi tradizionali (il buio, il lupo cattivo, l'uomo nero, la strega) che fanno parte delle normali fasi di sviluppo di tutti i bambini.
Le paure "passeggere"
La loro presenza si fa sentire in momenti specifici, anche in modo intenso, ma non influenza troppo la vita del bambino. I ritmi e le attività consuete permangono.
Le paure "mutevoli"
Non restano uguali per tutta l'infanzia ma si modificano nel tempo, cambiando soggetto (e i dettagli riferiti) con l'avanzare dell'età del bambino.
Le paure "gestibili"
La rassicurazione o anche solo la presenza di una figura di riferimento riesce a spegnere la paura e a riportare in breve il bambino alla tranquillità.
Le paure “nocive”
Se le paure dei bambini sono troppo invadenti, potrebbero essere il segnale che il piccolo sta vivendo un disagio innaturale che non va sottovalutato.
Quando la paura assume dimensioni che impediscono una vita normale, quando diviene un ostacolo alla maturazione del bambino e mette a rischio lo svolgimento dei compiti quotidiani allora ha perso il suo valore protettivo.
In questo caso i timori intralciano uno sviluppo armonioso, divengono limitanti, minacciosi.
Ecco come si presentano:
Paure che terrorizzano
Il bambino si agita anche solo all'idea di dover affrontare la situazione a rischio. Dà la sensazione di sentirsi come annientato dal pericolo.
Paure in seguito a traumi
Si manifestano sempre e solo in una situazione specifica chei il bambino associa a un'esperienza negativa (ad esempio un luogo chiuso dopo essere rimasto bloccato in ascensore).
Paure invadenti
Condizionano la vita del bambino e quella dei genitori, impedendo alcune attività fondamentali.
Paure permanenti
Queste paure non si modificano nel tempo ma rimangono intatte nonostante lo sviluppo del bambino e risultano vistosamente fuori tempo e fuori luogo (ad esempio la paura di un pupazzetto a otto anni).
Come affrontare e le paure dei bambini
Ecco i comportamenti da evitare e quelli da preferire per aiutare i nostri figli a superarle:
Non trattiamoli da fifoni e non facciamoli sentire in colpa. Otterremmo solo l'effetto contrario. La paura va rispettata e non ridicolizzata, accettata nel suo aspetto emotivo e non razionalizzata
Facciamoli esprimere: chiediamo loro di raccontarci le emozioni e le fantasie che li inquietano, con dolcezza e senza forzarli. Riuscire a parlarne e sentirsi accolti riduce la tensione e aiuta ad affrontare il problema.
Siamo "lì" nel momento in cui la paura si manifesta. Una presenza calma e affettuosa ha un immediato effetto tranquillizzante.
Mostriamo serenità ed evitiamo i due opposti: non mostriamoci sempre ansiosi né sempre spavaldi, perché i piccoli potrebbero sentirsi soli e inadeguati o al contrario emularci e diventare "spacconi" anche a dispetto dei propri limiti ed emozioni. Alle naturali paure del bambino non vanno aggiunte le nostre paure, né le nostre eventuali preoccupazioni o angosce.
Evitiamo i confronti: ogni bambino ha i suoi tempi, che vanno rispettati. Dietro un bambino più pauroso rispetto alla media può nascondersi il seme di un talento e di un coraggio fuori dal comune. Non bisogna pretendere troppo dal piccolo
Non diciamo mai: "Affronta la paura, devi essere forte". Spingere un bambino a viso aperto contro una paura è sbagliato, perché può trasformare la paura in terrore e ingigantire il problema. Le paure vanno accolte come un aspetto della crescita e non usate come “arma” per far crescere.
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