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Riuscire a pronosticare la possibilità di avere un parto pretermine può fare un’importante differenza nella gestione della gravidanza.
Per riuscire a predire il rischio di parto prematuro, fino a oggi bisognava, per così dire, affidarsi a uno specialista che avesse anche doti da veggente.
Si poteva magari ipotizzare, ma saperlo con anticipo era praticamente impossibile.
Grazie agli scienziati statunitensi della Brigham Young University (BYU), ci sarà la possibilità di eseguire un semplice test del sangue, durante il secondo trimestre, per predire nella quasi totalità dei casi se si è a rischio di parto pretermine.
Quello che mancava – spiega il dottor Steven Graves, che dirige la parte chimica della ricerca alla BYU – «è un metodo di valutazione dei rischi. Il nostro approccio è stato quello di guardare le molecole presenti in natura che sono presenti nel sangue delle donne per vedere se siamo in grado di identificare i peptidi e piccole proteine che sono a livelli quantitativamente diversi nelle donne che vanno incontro a queste complicazioni».
La ricerca è durata 9 anni e, in questo tempo, i ricercatori hanno identificato tre nuovi biomarcatori del peptide che, in combinazione con alcune proteine, possono segnalare un alto rischio di parto pretermine.
Tutto questo è stato possibile utilizzando soltanto una goccia di sangue prelevata alla ventiquattresima settimana di gravidanza.
Il test è stato provato su 160 donne incinte, di cui 80 avevano avuto un parto regolare e le altre 80 un parto pretermine.
I risultati sono stati molto promettenti e la possibilità di predire per tempo il rischio cambia di fatto l’approccio medico e di decorso della gravidanza, potendo fornire tutta l’assistenza atta a ridurre il più possibile il rischio di parto pretermine e prolungare la durata della gestazione.
«Con [il rischio di] nascita prematura, se si potesse prolungare una gravidanza di una o due settimane, si potrebbe avere un grande impatto sul numero di bambini che sopravvivono e fare in modo che quelli che sopravvivono siano in buona salute. Con un solo intervento, si potrebbe avere un impatto davvero enorme», spiega Esplin sulla versione online dell’American Journal of Obstetrics and Gynecology, su cui è stato pubblicato in anteprima lo studio.
Il metodo per prevedere le nascite pretermine è stato brevettato dalla BYU e l’Università dello Utah ed è stato concesso in licenza all’azienda Sera Prognostics.
La società spera di immettere il test diagnostico sul mercato nella prima metà del 2012.
foto: Adam Borkowski, fonte: La Stampa
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