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Tutto sull`allattamento

4.5.2010
Molte mamme si chiedono se saranno in grado di allattare i propri figli, se avranno sufficiente latte, se sentiranno dolore nell’allattare al seno. I meccanismi preposti alla produzione di latte sono antichi e allo stesso tempo anche ben collaudati.

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Com’è fatta la ghiandola che produce il latte? La mammella è nel suo insieme ben più grande della ghiandola mammaria, e questo significa che le dimensioni della mammella non sono in rapporto con la capacità di produrre latte. Mammelle di piccole dimensioni sono capaci di rispondere adeguatamente alle esigenze nutritive del bambino. La ghiandola mammaria è divisa in una decina di settori che drenano il latte prodotto indipendentemente l’uno dall’altro facendolo uscire da forellini separati in cima del capezzolo, che possono essere facilmente individuati quando il latte spruzza fuori con vigore dalla mammella. Il capezzolo è prominente per orientare il bambino verso la fonte di nutrimento, più che per consentire al bambino di ancorarsi. Infatti, quest’ultimo quando poppa adeguatamente introduce nella bocca non solo il capezzolo, ma anche buona parte dell’areola attorno al capezzolo. L’areola è inoltre dotata di ghiandolette rilevate lungo la sua circonferenza, capaci di rilasciate un liquido che ha azione protettiva (anche antibatterica) nei confronti dell’areola e una funzione di orientamento olfattivo per il bambino in direzione della fonte di nutrimento.
 
Come viene regolata la produzione di latte? A distanza di circa 2-3 giorni dopo la fuoriuscita della placenta scatta la montata lattea, la produzione abbondante di latte, che gradualmente viene a sostituire il prezioso latte dei primi giorni, il colostro. Due sono i principali ormoni coinvolti nell’allattamento al seno che vengono rilasciati dalla mamma a seguito della suzione: la prolattina, che induce gli alveoli a produrre latte e l’ossitocina, che aiuta a spremere la ghiandola, contraendo il tessuto muscolare attorno agli alveoli. Più spesso e più a lungo il bambino ha occasione di succhiare al seno, maggiore è la produzione di ossitocina e quella di prolattina. Siccome i due ormoni hanno azioni differenti, può capitare che la madre produca latte a sufficienza, ma non riesca a far uscire adeguatamente il latte perché il riflesso di emissione del latte non agisce adeguatamente. Infatti, quando la madre è stressata, provata dal dolore o sfiduciata, il riflesso di emissione è inibito e il latte ha difficoltà, pur essendo normalmente prodotto, a fuoriuscire. Il relax, l’affetto, la sicurezza in sé sono invece condizioni che favoriscono l’azione dell’ossitocina e, quindi, il riflesso d’emissione del latte.
 
Cosa si intende per allattamento a richiesta? A seguito della suzione del bambino si attiva il riflesso di produzione di latte per azione della prolattina. Più il bambino succhia, più prolattina è prodotta dal cervello della mamma e più latte viene prodotto. Nei primi giorni il latte materno prodotto a seguito della montata lattea può essere più o meno abbondante, ma la mamma riuscirà ad adeguare la propria produzione secondo le richieste del suo bambino, sempre che questo abbia la possibilità di alimentarsi quando vuole e si attacchi correttamente e quindi efficacemente al seno materno. Una mamma che produce un eccesso di latte, allineerà la propria produzione verso il basso e viceversa una mamma che non produce abbastanza ne può produrre di più, a seconda dell’esigenze del bambino. La maggior parte dei bambini è pienamente in grado, basandosi sulla propria fame, di succhiare più o meno spesso e più o meno a lungo per ogni singola poppata. Questo è appunto il concetto di alimentazione a domanda, la cui comprensione è fondamentale per condurre con successo l’allattamento al seno. Se, infatti, senza stretta necessità, il latte materno viene alternato con altri liquidi come latte artificiale, acqua zuccherata o camomille/tisane, allora il bambino succhierà meno al seno materno e stimolerà meno la ghiandola mammaria della mamma, che finirà per sottostimare la produzione di latte, venendo a produrre effettivamente meno latte.
 
Quante poppate al giorno? Orientativamente 8 al giorno, con notevoli variazioni (da un minimo di 5 a un massimo di 12 e, talvolta e transitoriamente, anche più). La maggior parte dei bambini allattati esclusivamente al seno continuano a volere circa 8 poppate al giorno per tutti i primi 6 mesi di vita. Non è vero quindi che riducano spontaneamente col tempo il numero di poppate giornaliere. O forse è più corretto dire che questo effettivamente vale solo per una minoranza di bambini. Può capitare, infatti, che un bambino, che fino a un certo momento aveva seguito uno schema alimentare piuttosto regolare, cominci all’improvviso a volere succhiare più spesso. Questo è un comportamento in realtà positivo, che documenta come il bambino sia in grado di richiedere di più in caso di bisogno.
 
Una o due mammelle per poppata? Il bambino va lasciato succhiare da un lato finché ne ha voglia in modo da ricevere anche la parte più grassa di latte, la cosiddetta "panna che sazia", che è proprio di fine poppata. Il bambino si stacca da solo; potrà bastargli la mammella di un lato solo oppure potrà voler poppare anche alla seconda mammella, magari per pochi atti di suzione. Staccarlo dalla prima mammella prima che abbia finito, evita inoltre un’adeguata stimolazione alla mamma a produrre altro latte. Inoltre, porre fine alla poppata dopo un tempo predefinito non è un metodo efficace per evitare le eventuali ragadi. Queste, infatti, non sono dovute al tempo d’allattamento, bensì alle modalità scorrette di attacco del bambino al seno materno.
     
Perché il latte materno è unico? Il latte che la mamma produce è un latte unico, inimitabile, specifico per il proprio bambino, con una composizione ideale per le sue esigenze complessive, non solo nutritive. È sempre pronto per l’uso, alla giusta temperatura, igienicamente adeguato. In realtà il latte materno non è solo il risultato di un perfetto equilibrio fra i vari nutrienti, ma è anche ricco di molteplici sostanze ad azione biologica, che sono presenti solo in minima misura nel latte artificiale. Queste sostanze hanno effetti molteplici: aiutano la digestione del bambino, rinforzano il suo sistema immunitario in maniera permanente, maturano il sistema nervoso e gli altri organi, stimolano la produzione del sangue.
     
Quali i vantaggi dell’allattamento al seno per la madre? L’allattamento al seno è qualcosa di più che un semplice atto di nutrizione, così le sue implicazioni positive interessano non solo il lattante, ma anche la donna che allatta. Insomma, anche la mamma, che si dedica con affetto alla nutrizione naturale del proprio bambino, gode di un vantaggio in salute, che si esprime innanzitutto nella riduzione del rischio di tumori al seno e alle ovaie. Questo effetto protettivo è maggiore quanto più a lungo la donna ha allattato al seno, anche in gravidanze successive. Inoltre l’apparato scheletrico della madre, che durante il periodo dell’allattamento al seno rilascia calcio per la produzione di latte, viene in qualche misura rinforzato da questa esperienza ed è più pronto, in età senile, a far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze. L’allattamento al seno rappresenta per la donna anche un’opportunità per recuperare più in fretta il peso precedente alla gravidanza, dal momento che per produrre latte spende calorie e grassi. Il fatto che questo atteso calo di peso non si riscontri sempre dipende piuttosto dal cambiamento delle abitudini di vita che segue alla maternità, magari accompagnato da un’alimentazione in eccesso (e non necessaria), piuttosto che da un effetto cosiddetto "ingrassante" proprio dell’allattamento al seno. L’allattamento al seno poi fa risparmiare la famiglia perché si evita l’acquisto di latte artificiale, biberon, tettarelle e di soluzioni sterilizzanti.
     
Quali i vantaggi dell’allattamento al seno per il bambino? Una lunga lista di malattie risultano meno frequenti quando il bambino viene allattato al seno. Questa protezione supera anche il periodo dell’allattamento, mostrando effetti positivi di lunga durata. In altre parole l’allattamento al seno porta con se un bonus di salute non solo nei riguardi delle malattie infettive (respiratorie e diarrea innanzitutto), ma anche di condizioni come le allergie, l’obesità, l’armonico sviluppo neurointellettivo e del sistema immunitario. I bambini allattati al seno, infatti, richiedono minori cure mediche e vengono meno ospedalizzati.
     
Miti da sfatare Un complesso di regole destinate alla donna che allatta si è sviluppato nel corso dei secoli ed è giunto fino ai nostri giorni. Se questo insieme di regole poteva trovare, in tempi passati, fondamento nelle condizioni igieniche e di vita della donna, attualmente non ha nessun significato. Vediamole di seguito
     
. ...tanto per sfatare alcuni miti, non serve quindi che:
         
o La donna rinunci all’uso del latte dei primi giorni (il colostro), che è preziosissimo per la ricchezza di anticorpi ed è più che adeguato alle necessità nutritive del neonato
o La donna s’imponga una certa dieta. Basta che segua a tavola il suo appetito. Nessun alimento particolare è proibito, ma vale la raccomandazione generale di essere moderate nelle quantità e di variare i cibi. Qualora la madre individui un rapporto fra il consumo di certi cibi e determinati disturbi del bambino, potrà allora decidere di eliminare uno o più cibi dalla sua dieta. Siccome le diete vegetariane strette portano una carenza della vitamina B 12, questa andrà assunta dalla madre vegetariana con integratori alimentari specifici.
o La mamma s’imponga di bere un certo volume di liquidi (magari come tisane) con l’obiettivo di fare più latte, perché la sua produzione non dipende da quanto si beve, ma dalla stimolazione del seno materno da parte del bambino.
o La mamma si astenga da attività sportive, perché è ormai ben noto che queste, se moderate, aumentano la produzione di latte, senza modificarne la composizione e la crescita del bambino.
o La donna segua rituali igienici di pulizia del seno e del capezzolo prima e dopo della poppata, perché basta la pulizia quotidiana del corpo, l’allattamento al seno, infatti, protegge il bambino dall’esposizione eventuale a germi patogeni.
o La mamma sospenda l’allattamento per una febbre, un’influenza, un’infezione; in questi casi non esiste controindicazione ad allattare, perché il latte materno non rappresenta la via di contagio. Se il bambino dovesse ammalarsi dello stesso disturbo, il latte materno può aiutare il piccolo a guarire.
     
In conclusione l’allattamento al seno è compatibile con uno stile di vita dinamico, moderno, che preveda anche la cura del corpo e una regolare attività fisica. Il fumo di sigarette può ridurre la produzione di latte. Il fumo passivo inoltre risulta, senza alcun dubbio, dannoso per il bambino che lo respira.
     
Come prevenire e come superare i problemi più comuni? Gran parte dei problemi che insorgono durante l’allattamento al seno, quali le ragadi, l’ingorgo, la mastite e la scarsa produzione di latte sono in realtà prevenibili con un corretto attacco al seno materno del bambino e dalla sua libertà di succhiare a richiesta. Infatti se il bambino si attacca bene al seno prendendo in bocca non solo il capezzolo, ma anche parte dell’areola e senza succhiarsi il labbro inferiore, le ragadi del capezzolo sono molto rare. Se le ragadi dovessero comparire è meglio evitare di applicare pomate e unguenti, la cui efficacia non è provata e che possono viceversa col loro odore confondere l’orientamento olfattivo del bambino di fronte alla fonte di nutrimento. Il ricorso ai paracapezzoli (coppette di plastica sottile proteggi-capezzolo) può rappresentare una soluzione temporanea al problema, ma può allo stesso tempo indurre una stimolazione ridotta alla produzione di latte. Bisognerà quindi cercare di evitarne l’uso o di sospenderne l’uso non appena le ragadi vanno meglio.Talora può succedere che in caso di separazione fra madre e bambino, malattia materna o malattia del bambino, il bambino improvvisamente succhi al seno meno spesso di quanto faceva fino a quel momento. In questi casi sarà bene compensare le mancate suzioni con la spremitura (manuale o meccanica) del latte dal seno per evitare improvvisi accumuli di latte e ingorghi. È bene che la madre impari ad essere autonoma nell’uso della tecnica della spremitura, imparandola già prima della dimissione dall’ospedale dopo il parto.
     
E’ importante che l’allattamento al seno sia esclusivo? Per esclusivo s’intende l’allattamento al seno senza aggiunte di altri liquidi (latte artificiale, tisane, camomilla) o alimenti semisolidi e solidi (frutta, pappette e minestrine). Evitando aggiunte non necessarie, ci sono meno interferenze fuorvianti ed è più probabile che l’allattamento continui nel tempo. Esiste poi un rapporto fra durata ed esclusività dell’allattamento al seno e vantaggio per la salute di mamma e bambino. In altre parole, se l’allattamento è esclusivo e duraturo, il beneficio di salute aumenta, per esempio riducendo in maniera proporzionale il rischio di tumore al seno nella mamma e di obesità nel bambino. Se il bambino cresce regolarmente ed è soddisfatto, l’alimentazione può continuare ad essere esclusivamente al seno per tutti i primi 6 mesi. Il latte materno ha la composizione adeguata per rispondere alle esigenze nutrizionali del bambino per tutti i primi 6 mesi vita. In questo caso infatti dare al bambino alimenti diversi dal latte materno non reca vantaggio. Bisogna, comunque, controllare periodicamente la crescita del bambino, che risulta in media pari a 150-200 grammi alla settimana. Non vale la pena sottoporre il bambino a quella che si chiama la doppia pesata (confronto del peso del bambino prima e dopo la poppata), perché quello che interessa è il risultato complessivo (la crescita del bambino) e non la quantità di latte materno presa per ogni singola poppata.
 
Fonte:opuscolo "Quando nasce un bambino" (sezione a cura del Dott.Riccardo Davanzo Irccs - Ospedale Burlo Garofalo, Trieste)

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