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Le 10 regole per i bambini allergici

Miobambino, 4.5.2010
In Italia si registra negli ultimi anni un grave incremento delle malattie allergiche tra bambini e adolescenti. Ecco un decalogo di preziosi suggerimenti per i genitori di bambini con disturbi allergici
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L'allergia è una reazione esagerata a sostanze altrimenti inoffensive come per esempio pollini, peli di animali e alimenti. Il perché il sistema immunitario reagisca in modo così anomalo non è stato ancora chiarito del tutto; la reazione che si sviluppa poco tempo dopo il contatto con queste sostanze è causata da anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE).


L’allergia è familiare: si eredita la capacità di produrre una quantità esagerata di anticorpi IgE che reagiscono con quelle sostanze, liberando prodotti dell’organismo come l’istamina che provocano l’infiammazione in diverse parti del corpo. Se i parenti più stretti sono allergici (specie se lo sono i genitori) il bambino ha un alto rischio di soffrire di allergia nell’infanzia sino all’età dello sviluppo; la comparsa immediata di disturbi sulla pelle, nelle vie respiratorie (raffreddore e asma), agli occhi (congiuntivite), nelle vie digestive (vomito, diarrea) o, progressivamente, tutti assieme (razione anafilattica), a contatto con la stessa sostanza deve far sospettare una causa allergica.


Il carattere allergico rimane per tutta la vita ma l’organismo del bambino allergico è in grado di costruire forme di difesa che gli consentono di poter diventare tollerante nei confronti della sostanza a cui è allergico (specie per i principali alimenti come latte e uovo) anche nel corso dei primi anni di vita; il controllo periodico dello specialista, su consiglio del pediatra, permetterà di accertare i miglioramenti ottenuti.


  1. Se si sospetta che il bambino possa soffrire di disturbi a contatto di una sostanze allergenica (per es. latte, uovo, acari della polvere di casa, pollini, ecc), deve essere consultato il pediatra il quale, se dalla storia clinica e dalla visita conferma il sospetto, consiglierà una visita specialistica di allergologia pediatrica.

  2. Per la diagnosi di allergia vanno eseguite le prove cutanee (prick test) o il dosaggio sul sangue delle IgE specifiche per la sostanza che è sospettata allergizzante; se il disturbo è respiratorio devono essere effettuate le prove di funzionalità respiratorie (spirometria) per riconoscere l’asma bronchiale. Vanno assolutamente evitate le indagini alternative (cosiddette “prove di intolleranza”) perché prive di alcuna validità scientifica e quindi inutili.

  3. Al bambino allergico va evitato rigorosamente il contatto col fumo di tabacco. Il fumo passivo in gravidanza, durante l’allattamento e negli ambienti chiusi favorisce la comparsa dell’allergia nel bambino a rischio; il fumo attivo negli adolescenti favorisce anche l’asma: quindi va scoraggiato con una informazione adeguata. Anche prescindendo dall’allergia, ogni bambino ha il diritto di vivere in ambienti liberi dal fumo.

  4. Il bambino con allergia accertata ad alimenti o a farmaci deve avere la garanzia di non assumere mai l’alimento o il farmaco in causa. Ne va della sua vita.

  5. Al bambino allergico a sostanze presenti negli ambienti interni (come acari della polvere – dermatofagoidi, peli di gatto, ecc) deve essere garantito che questi ambienti, in particolare la camera da letto, siano ben arieggiati e sgombri da arredi (tendaggi, tappeti, moquette) difficilmente lavabili che favoriscono l’accumulo di polvere, terreno favorevole alla riproduzione degli acari e al deposito di peli di animali. Questo vale sia per le abitazioni che, per esempio, in asilo.

  6. Per il bambino allergico ai pollini va consultato il calendario pollinico che indica i periodi dell’anno “a rischio”. In questi periodi si dovranno attuare i provvedimenti preventivi comportamentali (uso di mascherine, occhiali scuri, ecc) e farmacologici che permettano al bambino di vivere all’aria aperta senza incorrere nei fastidiosi disturbi a occhi, naso e bronchi.

  7. Al bambino che ha già sofferto di reazioni molto gravi a contatto dell’alimento o del farmaco allergizzante o a seguito dei punture di insetti deve essere garantita la fornitura gratuita del farmaco salvavita per prevenire lo shock anafilattico, che deve essere sempre disponibile e somministrata immediatamente al bisogno; va periodicamente istruito (sia il bambino che la sua famiglia) sull’uso dello strumento e sui successivi provvedimenti di pronto intervento.

  8. Al bambino con grave malattia della pelle causate da allergia deve essere garantita la fornitura gratuita dei presidi terapeutici locali e sistemici necessari al controllo della malattia stessa.

  9. Il bambino ha il diritto di frequentare regolarmente tutte le attività ricreative, gioco e sport, adeguate alla sua età, sotto il controllo di personale addestrato nello specifico.

  10. Nella vita comunitaria del bambino, specie a scuola, vanno garantiti: ambienti interni ed esterni idonei, rigoroso rispetto del regime alimentare del bambino con documentata allergia ad un alimento, l’impiego di farmaci specifici, prescritti e certificati, necessari alla cura quotidiana o in caso di emergenza, somministrati da personale opportunamente addestrato.


Il bambino allergico in Italia

Nel nostro Paese dal 1950 ad oggi si è passati da un 10% della popolazione colpita da una manifestazione allergica ad un allarmante 30% che include bambini e adolescenti in età scolare. Questo boom di allergie, tale da considerarle oggi una vera e propria malattia sociale, è caratteristico di tutti i Paesi sviluppati come l’Italia, dove il 10% dei bambini al di sotto dei 14 anni soffre di asma bronchiale (nell’ 80% dei casi provocata da allergie), il 18-20% soffre di rinite allergica, mentre il 10% può presentare dermatite atopica.


Nonostante i numerosi problemi legati a questo tipo di disturbi, i bambini allergici e/o asmatici hanno il diritto di vivere la scuola, lo sport e i momenti ricreativi con la serenità e la spensieratezza tipica della loro età. E se è vero (come recitano i dati dell’indagine condotta nelle scuole dal Ministero dell’Istruzione) che solo il 42,65% degli istituti italiani è in possesso del certificato igienico-sanitario che attesta condizioni idonee ad accogliere gli studenti senza esporli a rischi per la propria salute, allora diventa imprescindibile sensibilizzare le Istituzioni, gli operatori del settore ed i genitori sulla necessità di rendere questi ambienti luoghi sicuri in cui tutti i ragazzi possano svolgere ogni attività legata all’apprendimento, allo svago e allo sport.

Fonte: Ospedale Bambino Gesù, Roma

 


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