Alisha alle 10:59
nel tema RE: Allergie: cibo, polvere
Nella coppia:
L’elaborazione del lutto può essere molto diversa tra i due compenti della coppia. Per la donna c’è un legame fisico, precoce in gravidanza, c’è un vissuto corporeo durante il parto e nel puerperio. Per l’uomo la gravidanza è sempre un processo più tardivo, complesso e mentale. Nel
lutto il padre non ha la componente fisica. Inoltre un uomo tende a non esprimere i propri sentimenti, ancor più se sono forti ed intesi. Infatti si tende a chiedere al padre come sta la sua compagna e ci si dimentica spesso di chiedere come si sente.
Lui stesso tende a pensare che possa aggravare la sofferenza della donna se prende l’iniziativa di
parlarne o se condivide i suoi sentimenti. Prevale la convinzione che lui deve essere forte e deve
superare velocemente. Tende quindi ad evitare di parlarne, a tradurre la sua sofferenza col fare. Il
padre spesso si tuffa nel lavoro o in attività pratiche. Il suo coinvolgimento col lavoro e col ruolo di sostentamento familiare diventa determinante; per lui la vita deve continuare. Per molte coppie è doloroso riconoscere che nella prova più difficile della loro relazione non si aiutano come vorrebbero.
A volte la donna pensa che lui non ripone lo stesso valore nella perdita del bimbo che lei ha o che lei vorrebbe che lui avesse. Lui pur soffrendo evita di parlarne, di parlare della sua modalità di ricordare il bambino o di vivere questo lutto. E da qua si susseguono molte incomprensioni che portano a volte all’allontanamento della relazione. Ci vuole molta tolleranza, pazienza e fiducia per evitare una rottura. Può essere questo un momento di grande differenza tra una donna ed un uomo. Stare coi propri sentimenti, condividerli – pur rispettando le diverse modalità - può essere un modo per avvicinare pezzi di strada da fare insieme. Piangere è rilasciare tensioni. La quantità di pianto non sta a misurare l’amore ed il legame con quel bambino ma piuttosto il darsi il permesso di esprimere la sofferenza.
Altri bimbi della famiglia:
Gli altri bambini della famiglia raccolgono messaggi, vedono la sofferenza ed anche quando i genitori non hanno detto nulla, i bambini sanno che qualcosa è successo. Saranno confusi ed angosciati. I bambini leggono gli stati emotivi che li circondano. Reagiscono al linguaggio corporeo, ascoltano le conversazioni, fanno domande dirette o indirette. I bambini devono sapere perché i genitori sono tristi, perché gli altri sono tristi e perchè loro si sentono tristi. Può essere molto difficile consolare un bambino, tuttavia questo è indispensabile per aiutarli ad elaborare la perdita evitando l’insorgere di patologie fisiche ed emotive.
Di fronte alla morte, I bimbi avranno tre domande:
1. Morirò anch’io? Hanno bisogno di essere rassicurati, di capire e di sentirsi dire che nonostante la tristezza e la sofferenza, loro sono amati.
2. E’ successo per colpa mia? Hanno bisogno di sentirsi dire che non sono responsabili anche se hanno pensato male per quel fratellino/sorellina
3. Chi si prenderà cura di me? Rassicurare il bambino sul suo ruolo in famiglia. Aiutare a fare spazio per il fratellino/sorellina morto (nome, riti..)
Avere un altro figlio.
Il bimbo perso è insostituibile. Ha la sua storia, pur brevissima. Ha un suo nome. Ha una sua
collocazione nella famiglia. Il lutto deve avere il tempo dell’elaborazione per non avere ansie,
angosce, durante la successiva gravidanza. Il successivo bimbo, per la sua salute fisica, emotiva e
relazionale, non può portarsi addosso il fardello del suo fratellino/sorellina, l’ombra del figlio perso. Avrà la convinzione, spesse volte inconsapevole, che qualcosa non vada in lui/lei che qualcosa di tremendo gli possa succedere all’improvviso.
Ci sono donne che credono che un’immediata altra gravidanza possa ridurre la sofferenza, tuttavia tutti concordano che sia necessario dar tempo all’elaborazione della perdita ed aspettare almeno un anno.
Tratto da: http://www.mipaonline.com/rubriche/dopo/La%20PERDITA%20di%20un%20bambino.pdf
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