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Depressione post partum. La vita dopo la nascita

Piera Maghella, 4.5.2010
Si parla sempre più spesso di depressione post partum, uno stato emotivo poco riconosciuto anche dalle stesse donne che non si rivolgono agli operatori o ai servizi pensando che faccia tutto parte del “pacchetto maternità”!

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Il modello medico vede la depressione post partum come uno squilibrio momentaneo del sistema ormonale e la personale tendenza alla depressione.

Le scienze socio-psicologiche sostengono che la regressione che avviene in gravidanza e nel primo mese dal parto possa evocare conflitti specialmente se sussiste un inadeguato modello del ruolo materno.


Da uno studio (Oakley 1986) emerge che:

1. pessime condizioni economiche e domestiche,

2. una relazione distante col compagno,

3. la mancanza di un lavoro pagato,

4. precedenti esperienze con altri figli,

sono i fattori che rendono le donne altamente vulnerabili alla depressione.


In realtà per depressione intendiamo una diversa intensità dei disagi emotivi del dopo che possiamo classificare con più precisione.


Lo stato emotivo del post partum è stato classificato in 4 fasi a seconda dell’intensità e gravità dei sintomi.

 

  1. baby-blues: la tristezza iniziale, dai primi giorni dopo il parto alle prime settimane di vita del bambino. Questa tristezza sembra essere vissuta dall’80% delle donne, con sintomi di confusione, pianto, umore disforico, labilità emotiva. Questo stato sembra essere attribuibile al cambiamento ormonale, alla fatica, alla ripresa fisica, come risposta allo stress e adattamento alla nuova situazione. Spesso, quando le donne non sono a conoscenza di questa transizione, si possono sentire non in controllo, non capiscono la motivazione e dubitano della loro adeguatezza e salute mentale.
     
  2. sindrome da stress post traumatico: una nuova classificazione riferita a quelle donne che hanno vissuto in modo traumatico il parto, come un travaglio troppo doloroso o troppo lungo, un cesareo, un parto operativo, un imprevisto vissuto male, problemi sulla salute del bambino; aver vissuto un forte senso di impotenza, aspettative diverse, difficile interazione col personale sanitario. Perdita del bimbo. Sensazione di aver subito violenza o ingiustizie.... per le donne che hanno subito abusi e violenze, partorire vaginalmente può esser vissuto come una ripetizione dell’esperienza, rafforzando il vissuto traumatico. I sintomi sembrano essere caratterizzati da panico, incubi, forti ansie, flashback, parestesie, sentirsi perse, rabbia, inadeguatezza. Evitare pensieri, luoghi e persone associate all’evento (dai 110 studi PTSD: 2,8% donne a 6 settimane dal parto e 1,5% a sei mesi dal parto soffrono di stress post traumatico e possono sviluppare una grave depressione)
     
  3. depressione post-partum: tra il 10-20% delle donne, nei primi 12 mesi di vita del bambino fino a 4 anni. Se consideriamo la percentuale più bassa, il 10% e il numero di bambini che nascono approssimativamente ogni anno in Italia, avremmo i seguenti numeri: 500.000 nati = 50.000 donne depresse. Il 50- 75% di queste donne ha una ricaduta per i successivi parti. E’ una risposta ad un intenso cambiamento con significativi problemi ambientali e psicosociali e con antecedenti. I sintomi sono: incapacità di gestire la vita quotidiana, disinteresse o eccessivo attaccamento verso il bambino, senso di colpa, reale timore di far male al bambino, estrema stanchezza, insonnia.
     
  4.  Lo stadio più grve e pericoloso è la psicosi puerperale, grave malattia biochimica con alto rischio di suicidio 5%, e di infanticidio 4%. Si evidenzia subito dopo il parto fino a 6 settimane dal parto con sintomi come allucinazioni, manie, ossessioni accompagnate da distorsioni della realtà, crisi mistiche. E’ indispensabile un intervento immediato con farmaci, psicoterapia e/o ricovero.


 

Come lo esprimono le donne

Piangerei sempre….. Non sono capace di fare niente.

Agli altri interessa solo il bambino.

Perché sto così male ora che ho un bambino bellissimo?

Cono stanca, così stanca.

Tutto quello che faccio è una fatica.

Ansia ed attacchi di panico.

Forte preoccupazioni per la salute e quella del bimbo.

Movimenti rallentati

Sentirsi a momenti alterni agitata o iperattiva

Sto per diventare matta?

Perdita di interesse in varie attività.

Non voglio vedere nessuno.

Non sopporto di essere toccata.

Sento che sto per esplodere.

Ridotta capacità di concentrazione e di prendere anche semplici decisioni.

Decidere di vestirmi, di fare una doccia.

Ho la mente annebbiata.

Disturbi del sonno, non riuscire a dormine.

Disturbi dell’appetito: mangiare troppo o troppo poco.

Instabilità emotiva con umore alternato.

Per un attimo mi sento benissimo ed un attimo dopo sono di nuovo a terra.

Pensieri sulla morte.

A volte penso che tutti starebbero meglio se io non ci fossi più.


La depressione e l’effetto sui bambini

riduzione allattamento materno

minor interazione verbale, vengono presi meno presi in braccio

minor interazione ludica, minor contatto occhi

QI significativamente più basso,

influenza sulle funzioni cognitive portando difficoltà di

apprendimento

irritabilità e depressione

disturbi comportamento

sono a rischio di maltrattamento


Depressione post partum dei padri:

Dal 2% al 15% dei neopadri a 6 mesi dalla nascita del figlio soffre di depressione, tra questi il 24-50% ha la compagna/moglie che soffre di depressione postnatale.


Il dopo per i papà:

  • Difficoltà a seguire il lavoro e le esigenze della famiglia
  • Confusione su ciò che sta succedendo alla compagna ed alla loro relazione di coppia, vita sessuale
  • Mancanza di comprensione dei sintomi della compagna
  • Essere tagliato fuori, escluso, criticato
  • Fase di adattamento e responsabilità al ruolo paterno
  • Difficoltà ad accettare il fatto che la compagna abbia bisogno di aiuto
  • Non sapere cosa fare quando dare una mano – gestione dei lavori di casa – accudimento del bambino
  • Ottenere il sostegno
  • Temperamento ed esigenze del bambino (salute, ritmi sonno e veglia,….) a volte ricovero e separazione ed occuparsi di altri figli
  • Responsabilità economiche
  • Questioni riguardanti le famiglie d’origine


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