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Il parto in acqua

Massimo Pietrangeli, 4.5.2010
Il parto in acqua, ed il parto attivo in genere, hanno un approccio olistico-naturalistico, al contrario degli aspetti squisitamente tecnico-medicalizzati dei parti cesareo, in analgesia peridurale e - in parte - del parto “pilotato”.

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Nel felice caso in cui sia gli operatori che la donna hanno ben chiara e presente la consapevolezza delle “magiche” proprietà dell’acqua, si concretizza la premessa indispensabile affinché il parto possa essere espletato meravigliosamente in questo elemento.

Come dimostrato ormai da centinaia di studi, il parto in acqua per donne a basso rischio, accompagnate da personale esperto, è più sicuro del parto vaginale classicamente condotto.

Durante il travaglio la donna, se messa nelle giuste condizioni ambientali e assistenziali, entra in una condizione meditativa che può sorreggerla ed aiutarla all’espletamento del parto, dal momento che può dedicarsi completamento all’ ”ascolto” del suo corpo e delle pulsioni proprie e del feto, cosa che le consente di “dirigere” il suo parto.

E’dal 1960 che migliaia di donne in tutto il mondo hanno scelto di svolgere il loro travaglio e talora il parto in una vasca di acqua calda. I risultati tangibili riferiti dalle stesse parlano di una serie di vantaggi, che vanno da una maggiore facilità di movimento e sensazione di libertà ad un maggior rilassamento, da un maggior senso di intimità e rispetto della privacy - con notevole riduzione di visite, procedure e manovre ostetriche - ad una efficace riduzione del dolore che spessissimo evita il ricorso all’uso di qualsiasi anestetico.

Già al I° Convegno internazionale sul parto in acqua ( Londra, 1995 ) sono stati presentati i risultati di 19000 nati in acqua. 

Lo stesso British Medical Journal (la più autorevole rivista continentale di Medicina) ha confermato gli elementi favorevoli della modalità del parto in acqua, come una maggiore sicurezza sia per la madre che per il bambino, con un miglioramento globale della riuscita, compresi un maggior benessere ed una maggiore vivacità del neonato, una maggiore soddisfazione delle donne, ed un importante decremento degli effetti collaterali indesiderati nonché delle stesse morti da parto.

Tutto ciò ha portato, in molti Paesi, ma con sostanziali differenze, ad una maggiore ed immediata diffusione dei centri per una nascita naturale - ospedalieri e non ospedalieri - che offrono alla donna l’opportunità di travagliare e/o partorire in acqua.

I Paesi in cui questa modalità di parto o comunque del parto attivo hanno preso piede in maniera importante e progressivamente crescente sono i Paesi nordici e la Nuova Zelanda, mentre in altri Paesi e da noi il parto in acqua, pur vedendo la disponibilità di diversi centri ospedalieri, ha in realtà una diffusione ancora molto limitata, con grosse differenze nella distribuzione regionale, con pochi centri nel Centro-Sud.

Come per tutte le cose, queste differenze sono determinate da motivazioni che sono molto più correlate a discrepanze culturali che a fattori socio-economici, e - guarda caso - le  aree geografiche che più si oppongono alla diffusione del parto in acqua sono le stesse che presentano i dati più sconfortanti in termini di qualità dell’assistenza, esiti dei parti e soddisfazione delle donne.

Più che la diffusione di una “moda”, la propagazione di parto attivo e parto in acqua sono dunque da considerare come la doverosa offerta di una opportunità di miglioramento e umanizzazione delle cure a gestanti, partorienti e puerpere in tutto il percorso nascita. 

Tratto da: http://www.massimopietrangeli.net/articoli.shtml, con il gentile permesso del Dott. Massimo Pietrangeli.

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