bighacker28 alle 02:39
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L'11 ottobre 2009 il canale televisivo France 2 ha trasmesso la drammatica testimonianza di Brigitte, impiegata nel settore pubblico e madre di quattro figli:
“Era un giorno di febbraio, nel 2006, ero a casa e ho partorito una bambina. In quel momento per me la bimba era solo qualcosa che usciva dal mio corpo, non l'ho riconosciuta come bebè. La piccola è stata trovata il giorno successivo nell'immondizia, priva di vita. Non avevo alcun sintomo esteriore di gravidanza, né pancione, né affaticamento. Nemmeno la mia famiglia e il mio compagno si sono accorti di nulla. Mi sono sentita in colpa per non aver potuto salvare la bambina. Mi sono detta che non meritavo più di vivere, poi ho pensato ai miei figli, che hanno ancora bisogno di me, e ho trovato la forza di andare avanti”.
Brigitte soffre di un disturbo che viene definito negazione della gravidanza (o diniego della gravidanza): la donna che ne è vittima non è cosciente di essere incinta e non presenta i sintomi della gravidanza. È il contrario di quanto accade nella gravidanza isterica, in cui il desiderio psichico condiziona il corpo tanto da indurre le manifestazioni tipiche della maternità.
La necessità di negare è così intensa da influenzare le funzioni biologiche, per cui la donna gravida ingrassa pochissimo, non avverte i movimenti del feto, non è stanca e il suo ventre non diventa pronunciato. In alcuni casi si verificano anche perdite ematiche che assomigliano alle mestruazioni.
La scoperta della gravidanza può avvenire accidentalmente, di solito tra il quinto e il nono mese (in tal caso si parla di negazione parziale), o protrarsi fino al parto (negazione totale), che per la madre rappresenta uno shock emotivo enorme. Talmente grande da indurla ad abbandonare il bambino o addirittura ad ucciderlo subito dopo la nascita.
Il caso di Brigitte non è isolato. In Francia la negazione di gravidanza colpisce ogni anno tra le 600 e le 1800 donne: riguarda una nascita su 500.
Uno studio effettuato presso il reparto maternità di Denain e Valenciennes ha preso in esame, per sette anni, i casi di 2.550 donne ospedalizzate.
Gli autori hanno osservato e descritto 56 casi di negazione di gravidanza.
Le donne appartenevano indistintamente a tutte le classi sociali e circa la metà di loro aveva già avuto almeno un figlio.
Tra i casi presi in esame 29 erano di “negazione totale” e, di questi, 6 si erano conclusi col decesso del neonato.
Nelle ore che seguono il parto la donna realizza lentamente di essere stata incinta e di aver partorito ed è assalita dall'angoscia per la morte del bebè.
A questo duplice dramma si aggiunge poi l'incarcerazione con l'accusa di omicidio.
Qualche anno fa è nata a Tolosa l'Association Française pour la Reconnaissance du Déni de Grossesse (AFRDG), che si batte affinché la negazione di gravidanza, già riconosciuta sul piano medico, venga anche riconosciuta a livello giuridico.
Il diniego di gravidanza è un concetto che è comparso nella letteratura medica negli anni settanta, ma rimane ancora un fenomeno poco noto, che spesso viene confuso con quello delle gravidanze tenute volontariamente nascoste dalle future madri.
Di fatto è un’idea che la società non riesce ad accettare facilmente, nega tutti i luoghi comuni sulla maternità e sull’istinto materno, come sostiene la giornalista Gaëlle Guernalec-Lévy, autrice nel 2007 di un libro sull’argomento, “Je ne suis pas enceinte. Enquête sur le déni de grossesse” (Non sono incinta. Inchiesta sul diniego di gravidanza).
La cosa più incredibile è che con il diniego di gravidanza l’inconscio dimostra tutto il suo potere. Riesce a fare in modo che “l’utero della donna si sposti verso l’alto, lungo la colonna vertebrale o nelle regioni addominali, invece che in avanti, come avviene normalmente”, spiega Félix Navarro, fondatore della AFRDG.
In psicanalisi il diniego di gravidanza è considerato un meccanismo di difesa che l’individuo mette in opera per proteggersi da una sofferenza insopportabile. Ma quale, nel caso della gravidanza? Talvolta la negazione della gravidanza è causata da abusi (sessuali, fisici o psicologici) subiti durante l’infanzia, oppure da un concepimento conseguente ad uno stupro.
Ma l'unica costante che accomuna tutte le donne vittime di diniego pare essere un rapporto difficile con la madre. Ancor prima del diniego di gravidanza, c’è spesso in queste donne una negazione delle loro sensazioni e della possibilità di esprimersi.
bighacker28 alle 02:39
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phillipestaus alle 18:46
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foto buffe
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per ridere un po\'
lunamia / anna
Autore: lunamia
varie
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