Alisha alle 10:59
nel tema RE: Allergie: cibo, polvere
L’acqua è amica dei più piccoli, favorisce lo sviluppo psico-motorio e li rende più intelligenti.
Il pediatra milanese Italo Farnetani consiglia di ”metterli a bagno il prima possibile” .
E l’estate è il momento ideale per iniziare i bebé al rito del bagnetto, il mare è l’ideale, meglio della piscina perché l’acqua è più pulita.
Dopo la nascita del bambino l’unica cosa di cui accertarsi prima del debutto in acqua è che la ferita del cordone ombelicale si sia rimarginata: «Basta una settimana solitamente - spiega l’esperto - se non ci sono perdite rosse di sangue sulla garzina, o gialle indice di infezione, il bimbo è pronto per il primo tuffo. Bisogna stare attenti perché le infezioni all’ombelico sono pericolose».
Per quanto riguarda la durata del bagnetto, resta valida la tecnica “della nonna”: «Quando il bambino ha i brividi è arrivato il momento di tirarlo fuori dall’acqua», dice l’esperto.
Da sfatare invece il mito secondo cui bisogna aspettare le canoniche 2 ore dall’ultimo pasto prima del bagno: «L’importante è che l’acqua non sia troppo fredda», precisa Farnetani.
Altri piccoli accorgimenti preziosi per i genitori sono di bagnare spesso il capo del neonato, e fargli tante docce durante la giornata. «Il sistema di termoregolazione dei più piccoli infatti non è ancora ben formato: tendono dunque ad avere tanto caldo che non è compensato da un’adeguata sudorazione».
«I piccolissimi diventano più intelligenti in acqua» assicura il pediatra. Nei primi mesi di vita i bimbi non sono in grado di afferrare le cose, mentre con l’acqua riescono a giocare: è qualcosa che possono toccare, senza avere problemi perché non sono in grado di prenderla in mano. L’uso del tatto e dei riflessi stimolano il cervello, favorendo anche lo sviluppo motorio e il rilassamento del bebé.
Grazie al potere calmante del liquido, spiega Farnetani, sono garantiti sonni tranquilli.
Al primo appuntamento con l’acqua mamma e papà devono rigorosamente essere presenti: il bambino non ha paura di nulla se è con i genitori, per questo motivo è così importante stare vicino ai piccoli, aiutandoli a prendere confidenza con l’acqua.
Sì ad un approccio graduale tra le braccia dei genitori, no a pretese assurde da parte di alcuni adulti convinti che i pianti al primo bagnetto siano la norma. «Il bambino deve adattarsi gradualmente all’acqua, e la responsabilità è dei genitori che devono far sì che queste prime esperienze non diventino un trauma», afferma l’esperto.
Per chi teme che il piccolo rischi di soffocare bevendo l’acqua, chi si occupa acquaticità neonatale rassicura: «Fino a 5 o 6 mesi d’età se il bambino finisce per un momento con la testa sott’acqua non “beve”, perché c’è un meccanismo istintivo d’apnea che fa chiudere l’epiglottide e non consente all’acqua di passare».
Anche se in molti centri ad hoc i piccoli vengono così “immersi”, Farnetani sconsiglia di farlo al mare, dove addirittura mette in guardia dagli “schizzi” per non correre il rischio di infezioni agli occhi”.
Quando comincia a fare più fresco e l’acqua del mare diventa “inospitale”, è possibile recarsi in numerose aree studiate appositamente per i corsi di acquaticità neonatale.
Molte di queste piscine vantano un ricambio d’acqua continuo che garantisce l’igiene grazie all’uso di prodotti delicati, compatibili con la pelle dei neonati e dei bambini. Inoltre, la temperatura dell’acqua può essere mantenuta costante, in genere dai 30 ai 34 gradi.
La regola è che in acqua non ci sono regole, basta avere vicini i genitori: basti pensare che alcuni corsi di acquaticità vengono definiti 'non corsi´, perché il bambino non deve essere 'istruito´, ma solo aiutato «a continuare il rapporto dei piccoli con l’elemento liquido, in realtà molto familiare perché ricorda il liquido amniotico», precisa il gestore del centro milanese. I bimbi solitamente sono ammessi ai 'non corsi´ al terzo mese di vita, dopo aver effettuato la prima vaccinazione.
Fonte: La Stampa
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